La luce, non v’è dubbio, è per tutti noi una necessità vitale: sappiamo benissimo che in sua assenza le piante deperiscono e muoiono, ma a volte dimentichiamo che noi esseri umani, in uguali condizioni, saremmo costretti a fare la stessa fine. Essa influenza infatti profondamente il nostro equilibrio neurovegetativo. Nella fisioterapia le fonti di calore, e quindi anche di luce, esplicano un’importante azione per una rieducazione funzionale: la luce rossa trova impiego nella cura dell’anemia, quella azzurra in quella della nevrastenia. Una cattiva illuminazione (insufficiente od ottenuta con sorgenti di luce irrazionalmente disposte) nuoce alla salute, può originare disturbi nervosi e turba, in genere, l’armonia della nostra abitazione.

Ciò nonostante, in quanti di noi sanno quali criteri usare per illuminare la stanza della casa in cui viviamo la maggior parte del tempo?

Pensateci un attimo … l’argomento è fondamentale: Di solito usate la camera soprattutto per dormire, questo è vero, eppure l’atmosfera che creerete in questa stanza con la luce sarà la vostra più importante sfera vitale. La userete per abitare, leggere e riposare, subendone nel contempo l’influsso. Nel luogo dei vostri riposi, pensieri, e fantasie, sarete inconsciamente influenzati nell’umore e nell’equilibrio psicofisico da questo elemento ambientale così importante.

Fino alla metà del secolo scorso il problema dell’illuminazione incontrava ben scarse soluzioni: la luce, semplicemente, o vi era oppure non c’era e si attendeva il sorgere del giorno. Chiunque, dopo la seconda guerra mondiale, si è impegnato a studiare e a diffondere delle norme e dei principi utili all’illuminotecnica, ha sempre dovuto scontrarsi con il poco interesse che questo argomento provocava nella grandi masse. Era una materia di studio da addetti ai lavori….

Nei giorni nostri, per fortuna, le cose vanno in tutt’altro modo. Vi è una preziosa attenzione per la propria salute, un impegno continuo ad ottenere un certo benessere e soprattutto vi è disponibilità di tante nozioni scientifiche utili a determinare quale illuminazione è da considerarsi la migliore, per ogni stanza. E la gente comincia finalmente a conoscerle…

Del resto, non sarebbe certo gradito a nessuno, al ritorno in famiglia, provare condizioni di visibilità meno buone di quelle godute nel corso del lavoro, tanto più che per accrescere il proprio confort e crearsi una situazione accogliente, viva e personale, nella propria abitazione, basta osservare alcune semplici regole. I padroni di casa devono dunque saper attribuire l’importanza che merita l’illuminazione delle stanze, e se vorranno, dedicando un po’ del loro tempo a quest’ultima, riusciranno facilmente a risolvere i delicati problemi che si possono presentare in merito.

L’illuminazione e le sue leggi

L’illuminazione di una stanza deve soddisfare molteplici esigenze: Illuminare, e quindi essere funzionale, fornendo luce a sufficienza là dove occorra, senza tuttavia ferire la vista, ma deve anche far “bella” l’intimità domestica rendendola viva e calda. A tal fine occorre che si adatti:

  • all’architettura interna: talune disposizioni favoriscono o addirittura richiedono una particolare illuminazione;
  • alla funzionalità della stanza: ingresso, camera da letto, studio, sono ambienti che non richiedono la stessa intensità luminosa, né identiche illuminazioni particolari;
  • alla grandezza e alla forma della stanza: perché ovviamente ogni centimetro di qualsiasi ambiente della casa, merita di essere valutato a proposito della luce che necessita;
  • alla natura dei rivestimenti e soprattutto ai loro colori: occorre quindi decidere le illuminazioni contemporaneamente anche a proposito di toni e luce;
  • al suo arredamento: lo stile dei mobili e la loro disposizione, così come gli oggetti cui si vuol dare particolare risalto, devono avere la giusta considerazione in questo ambito.

La luce insomma deve illuminare, ma anche correggere, attenuare, celare o valorizzare. Basti osservare a questo proposito il grande successo degli spettacoli « suoni e luci» o le ambientazioni « notturne » dei più importanti Musei del mondo, per comprendere come la luce, se ben impiegata, può ricreare, modellare e dar spicco, a certi particolari che altrimenti passerebbero inosservati. Mentre esaminare i lavori dei più smaliziati architetti dimostra, senza dubbio, come con la luce si può nascondere i difetti, anche molto grossi, di ogni edificio.

In linea di massima, nell’architettura d’interni, per un’illuminazione funzionale è buona norma prevedere, per ciascuna stanza:

  • una luce generale di base da potersi usare separatamente, per esempio per spostarsi nella stanza, e che serva d’altro canto ad equilibrare illuminazioni parziali, creando la necessaria armonia nell’ambiente e sopprimendo contrasti inopportuni;
  • delle illuminazioni localizzate, studiate soprattutto in vista delle diverse necessità, come il consumo dei pasti, il lavoro, la lettura, il riposo, l’uso della Tv o del tablet, quanto per scopi puramente decorativi.

Prima necessità assoluta è però l’ottenimento di un quantitativo sufficiente di luce.

Occorre sempre ricordare che esso non deve dipendere dalla natura di una stanza, ma piuttosto dalla funzione che essa è chiamata a svolgere. In passato si era piuttosto inclini ad illuminare poco un solaio o una cantina adducendo a pretesto che si trattava di stanze di servizio. Nello stesso modo era un luogo comune pensare che la camera da letto, essendo l’ambiente dove principalmente si dorme, non avesse bisogno di un illuminazione particolarmente studiata.

Invece ci si è accorti con il tempo che non si doveva avere esitazioni nell’illuminare a dovere un comodino, se si usava spesso il letto per leggere, o mettere una luce all’interno di un armadio, in modo che fosse possibile trovare subito l’oggetto cercato, senza mettere in disordine il resto.

Un altro trucco ormai consolidato è quello di eludere le dispersioni di luce create dall’assorbimento operato dalle tinte scure: un muro troppo grigio o un copriletto opaco, sono spesso molto belli, ma tolgono luce, mentre una superficie chiara (pensate ad esempio alla parete retro letto) la rimanda, ma appare a volte talmente sciatta e disadorna da compromettere tutto il complesso arredativo della stanza. Occorre dunque bilanciare molto attentamente ogni inserimento di colore si intende fare in camera, con delle luci che in qualche modo sopperiscano a tali maggiori assorbimenti luminosi.

Anche le finestre non protette da tende possono causare, ad esempio di sera, dispersioni luminose importanti, ma se si utilizzano per coprirle tessuti chiari, si avrà un certo effetto luminoso, mentre se si opterà per dei toni scuri, se ne otterrà uno diametralmente opposto.

L’illuminazione non va concepita infatti, tutta su un medesimo piano, sia che serva ad uso generico, sia che venga invece adibita a scopi particolari come nel caso della camera da letto. In quest’ultima la potenza di illuminazione dipende: dal tipo di uso che se ne può fare (occorre più luce per vestirsi, che per cambiarsi d’abito); dalla luminosità generale del medesimo (cioè dalla presenza più o meno predominante di oggetti chiari o scuri); dai contrasti (per scorgere una rifinitura scura su di una coperta nera, occorre maggior luce che per leggere un testo stampato in nero su un foglio bianco).

L’intensità dev’essere dunque tanto maggiore quanto minore è il contrasto tra un certo particolare e lo sfondo, deve essere specificatamente progettata per ogni singolo uso (armadio, lettura, riposo ecc.) e deve infine essere dimensionata a seconda dei toni presenti in stanza.

Per una illuminazione generale si calcolavano un tempo dai 15 ai 20 W per mq di superficie del pavimento. Adesso, con l’avvento delle lampade al led, questo calcolo non ha più alcun senso: Esistono dunque delle tabelle di riferimento in LUMEN che indicano come regolarsi nei singoli casi. Per conoscere la quantità di luce presente in casa vostra, bisognerebbe farsi prestare un piccolo fotometro da uno specialista, ma in realtà è molto più semplice leggere le schede tecniche presenti su internet per ogni tipologia di lampadina che possediamo e calcolarne approssimativamente l’attenuazione, in caso vi siano dei paralumi.

In linea di massima si può dire che ogni watt di consumo di una moderna lampada a led corrisponde più o meno a 10 lumen di potenza illuminante. Un utilizzo piuttosto usuale e moderno della camera da letto che prevede circa 6/7 ore di sonno, un ora di soggiorno e relax e un paio d’ore di lettura (se si parla di lettura al tablet o al cellulare, però il discorso cambia) richiede una quantità di luce intorno ai 500 lumen complessivi. Si noti che l’intensa illuminazione richiesta da una particolare occupazione (lavoro, lettura) interessa una superficie ristretta, ed è quindi da realizzarsi in maniera specifica. L’illuminazione generale, come quella parziale del resto, dovrebbe dunque essere fornita in camera da letto da diverse apparecchiature di varia potenza. In questo ambiente vi è oltretutto un problema che non si presenta in nessun altra stanza a proposito di illuminazione: quello dell’abbagliamento. In verità non si conoscono limiti massimi di intensità luminosa consentiti per l’essere umano, ma tutti sanno che l’occhio rimane ferito in maniera piuttosto grave da illuminazioni improvvise, malamente disposte od ottenute in maniera poco ortodossa. Ciò in camera da letto è aggravato dal fatto che in posizione di riposo e sonno, la pupilla tende a dilatarsi enormemente, e quando succede di doversi svegliare improvvisamente ed essere costretti ad aprire gli occhi di fronte ad una luce potente, si avverte una forte e sgradevole sensazione di bruciore che interessa il nostro apparato visivo.

Tutto ciò deve essere evitato e per fare questo occorre conoscere almeno quelli che sono i fondamentali principi dell’illuminotecnica.

Esistono innanzitutto vari tipi di illuminazione.

LUCE DIRETTA: è il caso in cui tutta la luce è convogliata sul “piano utile”, cioè il luogo o la zona che si intende illuminare o evidenziare. È un tipo di illuminazione piuttosto abbagliante che dà quindi risultati migliori se attenuata o contaminata da un’altra sorgente luminosa. Sarebbe sempre opportuno infatti evitare contrasti troppo bruschi tra luce e ombre, almeno durante il regolare soggiorno in camera. Normalmente tra un punto investito da una luce forte e l’ombra che lo circonda sarebbe bene creare una penombra intermedia (chiamata di solito illuminazione di ambiente), ma in camera da letto, purtroppo, questa regola non è affatto così ferrea e presenta numerose eccezioni, come vedremo.

LUCE INDIRETTA: nel caso delle camere da letto è solitamente la luce interamente proiettata verso il soffitto, o verso le pareti, che a loro volta la riflettono. Questo sistema crea un’atmosfera dolce e confortevole ma, oltre a richiedere un soffitto bianco ed opaco, comporta uno spreco di luce che si aggira sul 20%. Le sorgenti di luce indiretta sono solitamente unidirezionali e vanno dunque studiate in modo opportuno se si desidera, ad esempio, utilizzarle come luce d’ambiente illuminando il soffitto per intero e non soltanto in parte.

LUCE MISTA o SEMIDIRETTA: la luce di questo tipo è proiettata prevalentemente verso il basso e in minor misura sul soffitto (atmosfera gradevole); in questo modo il piano utile è illuminato meglio di quanto non lo sia con le soluzioni precedenti, ma ovviamente il fascio luminoso risulta quasi sempre limitato dimensionalmente e piuttosto concentrato.

LUCE SEMINDIRETTA: la si ottiene quando circa il 60% della luce è convogliata verso il soffitto e circa il 40% verso il “piano utile”. E’ universalmente riconosciuta come la migliore tipologia di luce ottenibile in camera da letto, ma è anche la più complessa da progettare perché prevede l’utilizzo di diversi accorgimenti.

Occorre dunque distinguere le caratteristiche delle varie sorgenti fisse (lampadari, appliques, diffusori, fari, ecc.) da quelle mobili (lampade a terra, lampade da tavolo, bracci mobili), in modo da operare le scelte più opportune a seconda degli specifici utilizzi. Le prime creano infatti una zona luminosa ben ripartita e stabile, mentre le altre consentono di circoscrivere e creare angoli confortevoli per la lettura, il lavoro, il riposo ecc.

La scelta del tipo di illuminazione:

I LAMPADARI: I lampadari, o sospensioni, sono quegli apparecchi illuminanti che scendendo dal soffitto e pendono verso il centro della stanza diffondendo la propria luce. Essi sono senz’altro i corpi illuminanti più comuni da trovare nelle camere da letto, perché risultano di facile impiego e danno ottimi risultati anche in spazi molto particolari e ristretti. Per installarli è sufficiente predisporre un solo attacco elettrico posto in posizione centrale sul soffitto e questo consente la massima resa con il minimo sforzo. Ne esistono dei materiali più disparati e delle forme più diverse ed anche in camera da letto, sono fra i preferiti perché dotati di un assortimento praticamente infinito. I più luminosi sono ovviamente quelli dotati di un buon numero di lampadine e sono privi di paralumi, ma nel caso delle stanze da letto, non sono sempre la scelta più indicata. Per questo motivo negli anni sessanta erano molto in voga i lampadari a doppia accensione, cioè quelli che consentivano di optare, con lo stessa sospensione, per due intensità luminose diverse. Oggigiorno è più comune l’istallazione dei cosiddetti “varialuce” o “dimmer” i quali sono interruttori speciali che consentono, con una rotella, una regolazione millimetrica della quantità di luce emessa. Un altro trucco molto utilizzato da sempre, a proposito di lampadari da camera è quello di rivolgere le lampadine verso l’alto, e non verso il basso, in modo da ottenere una illuminazione diffusa data dalla rifrazione e successiva diffusione della luce che viene riflessa sul soffitto.

Il problema più importante di questo tipo di corpo illuminante è che in generale i lampadari (tenendo anche conto dell’energia elettrica che consumano) illuminano poco e male le zone periferiche della stanza richiedono dunque quasi sempre sorgenti di luce supplementari, in quelle parti in cui si ha bisogno di una luce più intensa e concentrata.

LE APPLIQUES sono pratiche e offrono soluzioni luminose molto adatte anche per una camera da letto, tant’é vero che sono fra gli apparecchi illuminanti più utilizzati negli hotel. La loro istallazione prevede un attacco a parete che deve essere dunque predisposto a priori ed hanno dunque il vantaggio di non occupare spazio. A loro sfavore gioca invece il fatto che queste lampade rimangono per sempre fisse e non vi è possibilità alcuna di spostarle o modificarne il loro uso nel tempo.

Ne esistono, anche di queste, di tantissimi tipi. Le appliques domestiche (quelle cioè non prettamente illuminotecniche, che sono da utilizzarsi nei negozi e negli uffici), hanno quasi sempre un carattere prettamente ornamentale e, a volte per lo stile, a volte semplicemente come fonte d’intimità, sono fra le preferite quando si desidera illuminare una stanza e allo stesso tempo, decorare una parete con un oggetto che propaga un seducente fascio di luce. Si noti che la luce erogata dalle Appliques è sempre più o meno direzionale e ciò evidenzia le superfici verticali prospicenti delle pareti e dei mobili, facendone risaltare purtroppo anche i difetti. Un paio di appliques può dunque « incorniciare» perfettamente un quadro, ma anche produrre un riflesso poco gradevole sul dipinto o mostrare le magagne dell’intonaco che lo circonda e ciò va tenuto assolutamente in considerazione. Per questo è bene evitare che queste varietà di lampade non raggiungano un’impropria potenza, e che quando entrano a far parte di un arredamento vengano a trovarsi su un fondo adeguato ed unito, (perché una luce decorativa e direzionale è ovviamente incompatibile con una carta da parati particolare o un muro mal rifinito). Tutte le appliques per la loro stessa natura, tenderebbero a produrre una luce abbagliante, per questo motivo andrebbero fissate alla parete, ad un’altezza superiore a quella degli occhi, e dovrebbero essere sempre dotate di un paralume che ne indirizza la luce verso l’alto ( come succede in genere) o verso il basso (come avviene invece in alcuni casi specifici), ad una distanza dal pavimento e dal soffitto che consenta alla luce di diffondersi adeguatamente.

Le appliques moderne (moderne in senso lato, non in rifermino al loro “stile”) sono talvolta schermate con vetro opalino e diffondono uniformemente e regolarmente la luce sulle pareti, producendo effetti quasi scenici. Quelle provviste di paralume metallico assumono la funzione di “proiettore”, e sono a volte utilizzate per evidenziare angoli e oggetti. In questo caso esse sono quasi sempre orientabili, spesso aperte in alto, e sono capaci di proiettare la luce verso il soffitto o verso l’oggetto che devono far risaltare, anche da diversi metri di distanza. Le appliques con montature deformabili, sostegni orientabili, supporti estensibili e bracci articolati sono quelle lampade che possono staccarsi dal muro estendendosi e, raggiunto un punto preciso, illuminare lo scaffale di una biblioteca, un tavolo, uno scrittoio o qualsiasi altro luogo o oggetto che deve essere illuminato. Si tratta quasi sempre di lampade “decorative” che richiamano un po’ gli stilemi del passato, ma possono risultare utilissime anche in camere da letto molto moderne, quando sono utilizzate sui comodini come “lampade da lettura”, grazie alle loro caratteristiche di adattabilità e per il poco spazio che sono solite occupare.

LE LAMPADE DA APPOGGIO Anche dette “da Tavolo”, sono tutte quelle lampade che come dice la parala stessa, hanno dimensioni e forme adatte ad essere posizionate su di un tavolo, uno scrittoio e su qualsiasi altro “piano utile” che si voglia illuminare. Nel caso delle camere da letto sono quelle tre lampade che tradizionalmente stanno sopra ai comodini ed al cassettone (o comò). Questa disposizione piuttosto comune è dovuta al fatto che, data la loro forma e la loro limitata potenza, se si vuole ricavare con questo tipo di lampade un’illuminazione “bassa” sufficiente, bisogna che siano almeno tre, ben distribuite nella stanza. Quella posta sopra al comò dovrà avere un uso decorativo, ma possedere comunque una potenza sufficiente a fornire un adeguato supporto alla luce generale della stanza ed è per questo motivo che essa è quasi sempre più grande delle due che stanno sopra ai comodini. Le altre due più piccole invece devono svolgere solitamente due funzioni abbastanza diverse fra loro, devono cioè fornire quel minimo di luce che deve essere usata quando ci si sveglia o non ci si vuole addormentare al buio, ma devono anche essere capaci di proiettare una luce che sia sufficiente ad una tranquilla lettura che non debba sforzare gli occhi di chi legge in pieno relax. Per questi motivi la scelta delle lampade da comodino va effettuata con attenzione e con cognizione di causa, altrimenti può causare danni molto gravi alla nostra stessa salute. Ciò è tanto più vero quando si è adibito una piccola zona lavoro in camera (è il caso più frequente nelle camerette destinate ai più giovani) completa di piano scrittoio anche di piccole dimensioni. In questo caso la lampada della scrivania andrà scelta non per il valore ornamentale, ma come strumento di lavoro, e posta di preferenza a sinistra, in modo da evitare le ombre della mano. Le luci migliori da utilizzare a questo scopo sono quelle cosiddette “a braccio”, magari snodabile, che nacquero praticamente insieme all’invenzione della luce elettrica nel lontano ‘800, come lampade da ufficio. Esse possono sembrare a volte “sgraziate” e poco eleganti, ma in realtà, quelle più belle e di design, possono trasformarsi anche in dei formidabili oggetti “scultura”, capaci addirittura da soli di risolvere l’arredo di una intera stanza da letto.

LE PIANTANE Anche dette “Lampade a Terra” sono apparecchi illuminanti di poco ingombro sul pavimento, pratiche e mobili, che dispensano la luce all’altezza giusta (m 1,80/2,5 circa) sviluppandosi appunto verso l’alto. Certi modelli hanno luci orientabili ed un sostegno scorrevole che permette di regolarne l’altezza. Certi altri nascono come oggetti decorativi, ma forniscono una luce tale da essere effettivamente di supporto alla luce generale della stanza. E’ passato un periodo, specie dopo la metà degli anni ’80, in cui questa tipologia di lampade veniva usata come unica fonte di illuminazione generale delle stanze da letto, specie in quelle matrimoniali. Era l’epoca della diffusione delle cosiddette “lampade alogene” dei corpi illuminanti innovativi e di grandissima potenza che erano capaci di sviluppare fino a 500 lumen di potenza in una stanza. La moda divenne allora quella di eliminare la sospensione o lampadario centrale che era presente in ogni camera matrimoniale e di fornire la stanza di uno spazio dove fosse possibile inserire un punto luce “alogeno”. Questa soluzione aveva il vantaggio di rispondere all’esigenza di minimalismo che era diventata imperante già all’epoca, ma aveva il grave difetto di fornire, come luce principale di una stanza importante come quella da letto, un’illuminazione concentrata e periferica. Per fortuna questa abitudine è andata via via sparendo e oggi, complice anche le buone abitudini sul risparmio energetico, nessuno si sognerebbe mai più di utilizzare una lampada alogena a terra, come luce principale della stanza. La lampada a terra è infatti un’ottima luce complementare, indiretta, fornisce un effetto decorativo scenico incomparabile, ma per le sue caratteristiche dimensionali, per la posizione che di solito gli si destina e per la produzione di luce di cui è capace, difficilmente può essere utilizzata come luce principale. Una camera da letto del resto, lo abbiamo già detto, deve avere una luce sufficiente in ogni angolo funzionale e concentrare la luce principale solo in un punto laterale della stanza, non può che danneggiare con delle ombre inopportune gli angoli ad esso più distanti.

I punti luce incassati: Sono di gran lunga le illuminazioni meno usate in camera da letto, questo a causa ovviamente dell’illuminazione diretta verso il basso che essi producono. La possibilità di utilizzare questi corpi illuminanti però è possibile anche in questo ambiente grazie all’esistenza di appositi faretti incassati detti “recessed”, i quali avendo la fonte luminosa posta più in profondità rispetto ai faretti normali, consentono di essere guardati senza rimanerne abbagliati. Ovviamente, per usare tali tipo di incassi, è necessario avere un contro-soffitto che sia alto abbastanza da contenere dei componenti metallici molto ingombranti.

Un’illuminazione ben studiata E’ proprio per evitare gli errori suddetti che sarebbe giusto considerare il progetto di una camera avendone ben presenti gli aspetti illuminotecnici. Ed è quindi giusto cercare di capire anche solo in maniera approssimativa i criteri teorici che stanno alla base di una buona illuminazione.

Cominciamo subito col dire che una superficie illuminata rimanda parzialmente in ogni direzione la luce ricevuta. Ciò in pratica significa che la visibilità di un oggetto è tanto più grande quanto maggiore è la percentuale di luce da esso riflessa: se i corpi scuri si vedono male è proprio perché assorbono una elevata quantità di raggi luminosi. Quando una superficie rimanda la luce soltanto in una direzione diventa rifrangente (è il caso degli specchi) e, al limite, invisibile.

Le sensazioni differenziali Non tutti gli oggetti rinviano la luce in egual misura e quindi viene a stabilirsi tra loro un contrasto che permette all’occhio di distinguerli per accomodazione, rilevandone la presenza e la forma. Più l’oggetto è illuminato e meno possibilità restano all’occhio di percepirne i contrasti. Aumentando infatti l’intensità di illuminazione o la luminosità dell’oggetto, l’occhio rimane accecato per eccesso di luce e questo nello specifico caso delle camere da letto, è tutto ciò che si deve assolutamente evitare.

Come eludere con cura qualsiasi abbagliamento?

  • Ogni lampadina scoperta o lampada non schermata, va innanzitutto utilizzata in camera con grande attenzione, perché esercita sull’occhio il medesimo effetto nocivo e sgradevole del sole guardato direttamente, e svegliarsi con il sole negli occhi è una delle sensazioni più sgradevoli che possono esistere. Una lampada da camera dovrebbe dunque essere munita di uno schermo (globo, paralume, diffusore, ripartitore) che diffonda il suo fascio di raggi luminosi ed offra, a pari intensità, una maggiore superficie luminosa : l’abbagliamento allora diminuisce, come quando una nuvola bianca passa davanti al sole;
  • niente lampadine di vetro trasparente che, quantunque protette da un paralume, affaticano la vista, anche se ciò non viene direttamente percepito;
  • bisogna illuminare, evidentemente, quel che si vuol vedere: la decorazione sopra al letto, il libro, il piano del comò, l’interno dell’armadio. È ovvio che in tali casi la luce non deve assolutamente investire il volto, e se anche a questa regola esiste un’importante eccezione (che vedremo), si può sicuramente dire che quando una lampada si trova tra la persona e il piano di lavoro, la sua luce deve essere schermata da un paralume, un riflettore interno, un diffusore;
  • il fastidio è tanto maggiore quanto più prossima al campo visivo si trova la zona di eccessiva luminosità. Si disponga quindi più in alto che sia possibile la sorgente di luce la cui luminosità minaccia di generare squilibrio e la si schermi in modo da direzionarla là dove non produce disturbo. La luce indiretta del resto, serve proprio a questo, ad illuminare senza abbagliare;
  • nei casi in cui veniate per forza a dover mettere una fonte di luce proprio in una posizione abbagliante, fate uso di diffusori situati più in alto del livello degli occhi o di apparecchi riflettori posti al di sotto di tale livello, che va calcolato in base alla posizione più frequente. E’ più facile capire questo concetto attraverso un esempio: in una camera la parete dietro al letto potrebbe essere illuminata(come avviene spesso negli alberghi) con due tubi fluorescenti al led: quello più basso, divenendo visibile quando ci si mette a letto, sarebbe molto fastidioso e andrà protetto con qualcosa che ne proietti la luce verso il pavimento, quello più in alto, abbagliando probabilmente quando la persona sta in piedi nella stanza, va direzionato verso il soffitto;
  • anche i fenomeni di riflessione su superfici lucide possono produrre abbagliamento (carta patinata mentre si legge o si scrive, specchi sugli armadi e vetri posti sopra ai comodini, ampie superfici verniciate o lucidate): per eliminare la riflessione si può provvedere fornendo le lampade di una coppa di diffusione o distribuendone i fasci adeguatamente.

Attenzione ai contrasti! L’occhio si affatica molto Ecco perché solitamente si combinano due tipi di illuminazione in camera da letto, una generale che sopprime i contrasti troppo forti, le altre adibite ad usi particolari.

Anche le ombre vanno dunque dosate con cura.

  • esse non dovrebbero in realtà essere troppo rade, sia perché l’uniformità è monotona sia perché, permettendo di cogliere i rilievi, si rendono indispensabili per una visione corretta;
  • né troppo dure, perché potrebbero risultare sgradevoli all’occhio;
  • su di una posizione “di lettura” bisognerebbe assolutamente evitare le ombre, per questo bisogna far attenzione agli incroci dei fasci dei diversi corpi illuminanti;
  • una luce diretta (sorgente luminosa interna e di diametro piccolo rispetto alla distanza dell’oggetto: un caso limite è il fascio di un riflettore) mette perfettamente in evidenza l’oggetto, ma genera ombre brusche, e annulla le sfumature. La luce diretta su un oggetto permette di modificarne l’aspetto usuale per mezzo di contrasti di luce ed ombra, rivelandone aspetti inattesi. Occorre però usare grande cautela soprattutto quando si tratti di statue ed oggetti artistici: molte volte la deformazione si rivela assai infelice. Uno dei sistemi per evitare gli inconvenienti di una luce diretta è dato da una scelta accorta del punto in cui vengono posti la lampada o il riflettore e dall’impiego simultaneo di molte fonti di luce tutt’intorno. L’illuminazione diffusa (esempio limite è la nebbia) lascia indistinta la forma, genera ombre lievi e compatte, permette di rilevare le sfumature.

Quasi sempre la soluzione è data da un opportuno dosaggio tra i due tipi di luce: da tutto l’insieme dovrà nascere un’atmosfera armoniosa e carezzevole per l’occhio, ma la vera parola chiave di tutto ciò che ruota a proposito della contrapposizione fra la luce e le ombre in camera da letto, è soprattutto la parola “modulabilità” , un neologismo molto usato che si adatta perfettamente al nostro caso. Rendere l’illuminazione di una camera da letto modulabile, vuol dire poter accendere solo una piccola luce quando ci si sveglia, poterne usufruire di una grande e direzionata quando si legge a letto, disporre di una sufficiente e piacevole luce generale d’ambiente quando si soggiorna nel centro della stanza e poter scegliere i propri abiti dentro l’armadio vedendone bene il modello ed il colore. Questo significa “modulabilità”.

Colore e luce.

La luce è estremamente legata al colore. Entrambi entrano a far parte del campo visivo e s’influenzano reciprocamente, giungendo a confondersi; i nostri occhi distinguono gli oggetti grazie alla riflessione della luce, che a sua volta dipende in gran parte dal colore. Le tinte di una carta da parati o di un rivestimento di stoffa possono essere completamente alterate da un’illuminazione scelta male; un muro di colore «freddo» illuminato in una stanza da letto con una lampada dai toni caldi muta radicalmente aspetto e ne vien fuori, in definitiva, un colore piuttosto sgradevole.

COLORI DELLE LUCI

Tutti sanno che la luce scomposta da un prisma produce uno spettro colorato. Ogni luce, sia essa naturale o artificiale, trasmette quindi al colore degli oggetti una tonalità particolare dipendente dalla sua costituzione spettrale. Cosi si spiega, per esempio, come due luci fluorescenti di identico colore non debbano necessariamente avere la stessa «resa cromatica »; la loro composizione, infatti, può essere variabile e « rendere» diversamente le tinte, a seconda del colore su cui viene riflessa.

Vediamone i tipi più comuni:

Colore della luce a incandescenza. Il suo spettro è particolarmente ricco di rosso e di arancione e quindi favorisce un’ottima percezione di tali colori, nonché di quelli del volto; povera di radiazioni azzurre, deforma il viola, l’azzurro e il verde, ma spesso in maniera piacevole. Viene per questo definita luce calda o gialla.

L’alluminio ad esempio, come anche l’acciaio o il cromo, che hanno riflessi freddi, con una «luce diurna » acquistano un po’ d’arancione sotto una «luce incandescente »; la pelle, invece, appare più rossiccia e morbida; gli oggetti di vetro appaiono un po’ gialli; i legni di quercia sembrano più cupi e rilucenti di quanto siano in luce fluorescente; i legni di mogano acquistano molta vita. Il legno di frassino o il rovere chiaro, invece, le cui venature spiccano nettamente con la fluorescenza, rimangono un po’ spenti sotto una luce a incandescenza. Una luce calda è dunque adatta ai colori caldi. Bisogna ricordarlo quando occorre illuminare un arazzo, un quadro o una qualunque superficie colorata. La luce incandescente continua ad essere molto usata, malgrado gli enormi progressi della luce fluorescente prima e di quella “a led” poi, appunto per questo suo pregio di creare un’atmosfera intima.

Colore delle luci fluorescenti. Le lampade fluorescenti presentano numerose sfumature tendenti quasi tutte all’azzurro molto chiaro. I primi modelli di questo tipo di lampade non piacquero per via dell’abitudine, ormai radicata dal tempo, alla calda luce a incandescenza. Ma le nuove sostanze fluorescenti, entrate in uso dopo il 1965, hanno permesso la fabbricazione di lampade assai perfezionate in fatto di luce e resa di colori. Erano considerate le lampade ideali degli ambienti giorno, grazie al loro potere di riprodurre la luce diurna. Esse erano (e sono) per lo più costruite da tubi in vetro dentro i quali agiva un gas (il più comune è il neon) che inondato di un certo tipo di energia elettrica restituiva una luce molto brillante. Il vantaggio più importante di questo tipo di lampada sta nel consumo molto più basso rispetto ad una parietaria lampada a incandescenza. Nella zona notte questo tipo di illuminazione è usato quasi esclusivamente nella versione lineare (tubi al neon) e nel loro tono più caldo (quello caratterizzato da una luce piuttosto gialla). L’enorme successo commerciale di questa tipologia di illuminazione si è andato via via affievolendo con l’affermarsi delle lampade al led, le quali, anche nella zona notte, stanno prendendo sempre più campo grazie ai loro consumi davvero bassissimi.

Colore delle lampade a Led.

Le lampade a led stanno piano piano sostituendo tutti gli altri tipi di lampade esistenti. Per questo motivo si moltiplicano continuamente i modelli ideati e prodotti. A proposito di tono di luce delle lampade a led questi sono i diversi tipi attualmente esistenti:

  • Quelle a «luce bianca », (a 6000 o 6500° K., cioè gradi Kelvin, con i quali si indicano i toni delle illuminazioni), sono lampade a tinta fredda dotate di un elevato potere illuminante, che sacrificano però in buona parte la resa dei colori. Esse sono dunque assolutamente sconsigliabili in una zona, come la camera da letto in cui la scelta deve orientarsi verso luci che evidenzino le sfumature e tendano a trasmettere tranquillità. Quella chiamata a «luce diurna» o a Luce Naturale, che ne è una derivazione diretta, è una luce che al contrario rispetta molto di più i colori; un po’ meno azzurrata, ma sempre piuttosto fredda, si accorda bene con la luce solare ed è per questo da preferirsi sempre nelle zone “giorno”. La si adopera, ma solo in casi molto specifici, anche nelle zone notte, perché si adatta bene a spazi di dimensioni ridotte (come gli armadi) o ad illuminazioni speciali, come sono richieste ad esempio nelle stanze spogliatoio, nelle cabine armadio e nei guardaroba. In questi casi si prestano molto bene all’uso, perché dotate di un tono di colore che non modifica quello degli abiti, i quali si presentano dunque nello stesso modo in cui si vedranno alla diretta luce del giorno. Le lampade a led a luce naturale (4000°K) vengono spesso usate anche nelle anticamere, per esempio, per sopperire alla deficienza di luce naturale in un ingresso della zona notte o in un angolo alquanto oscuro, ma di passaggio, appena rischiarato dalla luce del giorno. Viene in tal modo eliminata la sensazione di essere illuminati con luce artificiale che la luce gialla altrimenti darebbe. Si possono impiegare anche per dar luce ad una finta finestra, benché sia molto usata in questi casi la «luce bianca extra» (chiamata anche “vera luce naturale”) che, essendo più calda e più simile a quella diurna torna utile anche quando si vuole coltivare in casa delle piante che non sono sufficientemente esposte alla luce solare.

Nelle stanze da letto, per giungere ad un risultato soddisfacente che mantenga i toni giustamente intimi e caldi, è necessario invece un tono di luce molto basso, che vada cioè dai 2500 ai 3000 gradi Kelvin. Si può tranquillamente dire che, a parte i casi sopra citati, la migliore luce da camera è senz’altro quella “calda” che si misura intorno ai 3000° K.

La « luce calda extra » (ancor più ricca di radiazioni rosse della «luce calda», 3000°K) è invece una luce che si avvicina addirittura maggiormente alle lampade ad incandescenza, perché dotata di un colore (2500° K ) che ne è del tutto simile. Questa sfumatura potrebbe rivelarsi particolarmente adatta, per esempio, per una illuminazione in camera da letto, ma siccome per la produzione delle lampade che la generano, si provvede semplicemente ad “ingiallire” una normale luce a led, essa risulta essere, a parità di potenza, abbastanza più tenue di una luce di un altro colore.

Questi sono i consigli che abbiamo voluto darvi per avviarvi ad un argomento complesso ma affascinante che può aiutarvi nelle vostre scelte di arredo. Non dimenticate però che noi siamo comunque qui, nei nostri negozi di Dicomano e Firenze, per offrirvi tutta la nostra consulenza in modo da orientare le vostre scelte con la nostra solita attenzione e cura. Vi aspettiamo….