Arredare una cucina è un lavoro complesso che molto spesso richiede una competenza professionale specifica che ovviamente non tutti posso avere. C’è chi si improvvisa architetto e prova, con i programmi messi a disposizione in rete o nei grandi negozi di mobili, a mettere insieme qualche componibile, come se fossero dei semplici mattoncini, ben sicuro di sapere ciò di cui ha bisogno. C’è chi pensa che una cucina componibile dipenda soltanto dalla sua misura e dalla disposizione dei relativi attacchi elettrici, dell’acqua e del gas. E poi ci sono coloro che semplicemente, con carta e penna alla mano, disegnano la piantina della propria stanza su di un foglio di carta, verificano le misure della propria vecchia cucina, o magari di quella di parenti e genitori, e tentano in questo modo di immaginare come potrebbe venire la loro.

 

 

 

Purtroppo però non sempre tutto è così facile come qualcuno vuol far credere alla gente.

Progettare una cucina significa principalmente due cose: immaginare dei volumi (la mobilia) con finalità sia estetica che funzionale, all’interno di una stanza adibita alla cottura. E soprattutto prevedere l’utilizzo che verrà fatto di tali volumi.

Per far questo però in maniera corretta occorre “conoscere”. E la conoscenza, la competenza insomma, non la si acquisisce nel tempo in cui si progetta una cucina; la si conquista, studiando, esaminando, provando e riprovando, formandosi dunque tutta l’esperienza che è necessaria per far si che le conoscenze acquisite possano essere messe in pratica in ogni differente progetto.

Detto questo però, c’è un aspetto della progettazione di una cucina che non può prescindere da quelle che sono le esigenze specifiche di ogni singolo cliente. Ed è per questo che, a noi professionisti dell’arredamento, è così utile che i clienti sia preparati circa ciò che stanno per acquistare. Ciò ci aiuta, ci facilita, rende il nostro compito meno faticoso. Questo è il motivo per cui scriviamo questo Blog, il quale, non vuole certo avere valenze didattiche, ma vuole essere un relativamente valido insieme di suggerimenti, di cui i nostri clienti potranno tener conto quando hanno intenzione di comprare qualcosa.

Per quanto riguarda la cucina, gli argomenti che sarebbero da trattare sono tantissimi e molto differenti fra loro, ma per fare un po’ di ordine inizieremo con qualche semplicissimo consiglio di carattere generale, cominciando con quelli che sono considerati gli accessori più importanti della cucina, per poi passare alle sue possibili forme e composizioni.

Cominciamo dal lavello: quello a due vasche ad esempio sarà sempre da considerarsi come il più comodo, anche se si possiede una lavastoviglie: niente è più irritante che essere costretti a togliere un’insalata messa a bagno, per scolare gli spaghetti o addirittura per lavare l’insalatiera. Quando è possibile, oltre a questo, è sempre meglio prevedere un “disimpegno” su entrambi i lati del lavello che ci permetta di poggiare gli oggetti che stiamo usando. Il doppio acquaio in acciaio, con le sue due vasche profonde che possono essere fornite di gocciolatoio laterale, è dunque abbastanza pratico e a buon mercato, anche se chi ama la pulizia è costretto a strofinarlo a lungo per averlo lucido e privo di aloni dopo averlo usato. Una soluzione piacevole in fase progettuale può essere quella di collocare il lavello sotto la finestra, se la si ha, e se l’altezza del davanzale è di almeno 95 centimetri (sempre che gli allacciamenti lo consentano e ci sia modo di non far sbattere la finestra che si apre contro il rubinetto). Ciò ci permetterà di risparmiare spazio e di utilizzare quello esistente al meglio.

Per la cottura è adesso di moda la piastra a induzione (il modello più recente è perfettamente liscio, funziona elettronicamente e si lava con un colpo di spugna), ma ha dei consumi elettrici piuttosto importanti e in molti, nonostante il primario desiderio, alla fine optano per il tradizionale fornello a gas, magari con il piano in vetro anziché in acciaio. Il forno adesso è preferito di gran lunga alto, a colonna, incastrato all’altezza degli occhi in modo da potervi accedere con comodità e magari abbinato con un comodo forno a microonde.

Per quanto riguarda tutto il resto degli accessori, come le cappe aspiranti, gli aeratori, i frigoriferi con congelatore, i trita-rifiuti, le lavastoviglie ecc. essi sono sempre più perfezionati e funzionali al loro scopo. Si può esaminarli e sceglierli nelle varie mostre o facendosi consigliare da commercianti seri e specializzati in questo settore. L’importante è però fare una valutazione seria circa la loro rilevanza nella nostra cucina. Se un elettrodomestico di una certa marca costa meno della metà dello stesso elettrodomestico di un’altra marca, un motivo ci sarà. A questo proposito è importante dire che circa gli elettrodomestici è oggigiorno molto di moda un certo “automatismo” della cucina componibile, spinto all’eccesso (e molto costoso). Prima di lasciarsene sedurre, è saggio assicurarsi della sua reale utilità. Non c’è nulla di più fragile degli apparecchi elettronici quando sono a stretto contatto con l’acqua ed il calore. Proprio come avviene in cucina.

I piani di lavoro offrono anch’essi la loro gamma di varianti (vedere l’articolo pubblicato a tal proposito) e di aggeggi: dal tagliere incorporato “come dal macellaio”, fino ai ripiani estensibili, alle rastrelliere, le pattumiere incassate, ecc.

A proposito dei mobili, essi sono importanti ed indispensabili in cucina, è però essenziale evitare di di utilizzarli per immagazzinare cose vecchie che non si usano mai. La necessità di rinchiudere tutto (cosa che non esclude affatto le pulizie frequenti) obbliga alla continua manovra di porte spesso superflue perché piene di cose inutilizzate. Tutto ciò è sbagliato. Perciò, prima di tutto, occorre fare un inventario mentale degli oggetti da riporre: quelli pesanti negli elementi inferiori, le cosiddette “basi”, gli altri negli elementi pensili e, sopra a tutto, in alto, quelli di cui non ci si serve spesso. Quanto ai barattoli delle spezie, alla pasta, le bottiglie, alle pentole, agli oggetti d’uso quotidiano, occorre assolutamente averli sempre tutti a portata di mano. Così facendo, pronti all’uso, essi parteciperanno utilmente all’arredamento della cucina rendendola soprattutto pratica e “friendly”.

Adesso dopo questa breve e assolutamente parziale panoramica generale, vediamo le comparizioni più comuni che possono assumere le cucine componibili.

LA COMPOSIZIONE LINEARE:

si tratta di una delle soluzioni più diffuse negli ambienti domestici. Spesso è condizionata dalla presenza degli impianti su una sola parete: frigorifero, lavello e piano cottura con il forno sottostante, stanno tutti su un’unica linea e sono accessibili senza soluzione di continuità. Occorre tenere presente che, per accogliere tutte le normali attrezzature e gli elettrodomestici, la parete in questione dovrebbe essere di almeno 360 cm, riducibili eventualmente a 300, con qualche rinuncia, come ad esempio la lavastoviglie. Pur essendo la più diffusa, la composizione lineare non è però considerata la più pratica. Questo perché, nel progettare una cucina, per prima regola sarebbe bene limitare tutto ciò che ci può ostacolare nel lavoro e rendere più fluidi i movimenti fra i 3 punti nevralgici di questo tipo di arredamento: il luogo in cui si cucina (zona cottura), il posto in cui si lava (lavello e lavastoviglie) e quello in cui si conserva il cibo (frigorifero e dispensa). Tutto questo insomma, all’interno del cosiddetto “Triangolo di lavoro” che per ovvie ragioni non può essere presente nelle composizioni dritte poste su di un solo lato.

Il triangolo di lavoro è un concetto ergonomico che viene utilizzato come sistema per ottimizzare gli spazi e si può ottenere nei locali quadrati o rettangolari in cui sia possibile sfruttare due o, meglio ancora, tre lati. A questo punto, ecco costituito il cosiddetto triangolo di lavoro: ciascun vertice corrisponde a una delle tre zone cruciali, intervallate fra loro da piani lavoro, dove la somma dei tre lati che le uniscono non dovrebbe superare i 650 cm. Qui di seguito vedremo le principali soluzioni in cui è evidenziato la funzionalità del triangolo di lavoro.

COMPOSIZIONI PARALLELE:

con piani di lavoro su entrambi i lati o con un lato a colonne, consentono un uso ottimale dello spazio; per avere facile accesso alle basi, la distanza tra queste dev’essere di almeno 120 cm.

A U:

disposta su tre lati, garantisce ampio spazio di lavoro. È poco adatta per ambienti lunghi e stretti, ma anche in quelli ampi è consigliabile che i principali spazi di lavoro non siano troppo distanti tra loro

A ELLE:

con mobili disposti lungo 2 pareti ad angolo – o con una penisola – è particolarmente funzionale se al centro viene collocato un tavolo o un’isola. Piano cottura, lavello e frigorifero devono essere sufficientemente distanziati

A ISOLA:

può essere sfruttata per creare una zona di preparazione separata, con piano cottura e lavello o uno solo di essi. Per essere comodi, se sono presenti entrambi, deve avere dimensioni di 90/ 120 cm x 300 cm.

A PENISOLA:

può essere sfruttata per creare una zona di preparazione separata, con piano cottura e lavello o uno solo di essi. Per essere comodi, se sono presenti entrambi, deve avere dimensioni di 90/ 120 cm x 300 cm.

ATTENZIONE ALL’ERGONOMIA:

L’altezza dei pensili, la profondità dei piani di lavoro e le distanze fra le aree funzionali della cucina e altri elementi (tavoli, isola ecc.) vengono studiati con cura, affinché non ostacolino il lavoro, rendendo tutto più faticoso. Le misure standard, non sono dunque casuali e, a meno che non sia abbia delle esigenze fisiche speciali (quando si è ad esempio molto alti o molto bassi oppure impediti in qualche movimento), non devono essere modificate per nessun motivo, se non di qualche centimetro.

I PENSILI:

La loro altezza è condizionata dalla profondità delle basi: più sono strette [lo standard minimo è 60 cm], maggiore sarà l’altezza cui sarà collocato il pensile (in genere 45·54 cm), cosa che potrebbe renderlo di difficile uso per le persone di statura piccola.

Si potrebbero però anche scegliere soluzioni in cui le basi siano più ampie della norma in profondità: 65, 70 o addirittura 80 cm (la modularità attuale si è di molto ampliata rispetto al passato). In questo modo, lo spazio di lavoro diventa più grande e i pensili possono essere abbassati, aumentando la fruibilità del piano di lavoro e quella del pensile stesso.

Il rapporto fra profondità del piano di lavoro e altezza del pensile è condizionato anche dall’apertura dell’anta, che non deve mai ostacolare le operazioni. Pensili troppo bassi uniti a piani di lavoro poco profondi costringono a indietreggiare per poterle aprire: una caratteristica che dovrebbe essere evitata, soprattutto in cucine non molto grandi. Indicati per risolvere questo problema sono i pensili a ribalta, o a vasistas, che possono essere lasciati aperti per tutto il tempo in cui si lavora, in modo da avere facile accesso al contenuto senza il pericolo di sbattere contro l’anta aperta.

IL PIANO DI LAVORO:

Operare in piedi di fronte a un piano troppo basso o troppo alto può costringere ad assumere posizioni scorrette, che presto affaticheranno il corpo e renderanno le operazioni sempre più pesanti. L’altezza, quindi, dovrebbe essere calibrata sulla statura di chi starà in cucina la maggior parte del tempo, ma non sempre ciò è possibile, perché questa misura dipende in buona parte dall’altezza degli elettrodomestici, i quali hanno notoriamente misure standard, ma possono essere facilmente regolati di qualche centimetro tramite i piedini.

LE DISTANZE MINIME:

135 cm: è quella minima fra le basi della cucina e il tavolo. Questa misura consente a una persona di lavorare e di aprire ante e cassetti dietro a una persona seduta. Se le basi della cucina sono profonde 80 cm, occorre dunque aumentare di 15 cm la distanza.

100 cm: è lo spazio minimo di fronte alla lavastoviglie, per permettere le operazioni di carico e scarico. Per consentire il contemporaneo passaggio di un’altra persona, lo spazio deve essere aumentato di altri 70 cm, se di fronte c’è una parete o altri mobili.

120 cm: è la distanza minima che deve esserci fra il tavolo e la parete [o qualsiasi altro elemento che possa rappresentare un ostacolo). Questo spazio consente il passaggio agevole di una persona dietro un’altra che sta seduta al tavolo ed è la stessa misura che viene consigliata fra i mobili della cucina e qualsiasi cosa si trovi alle spalle di chi lavora: permette infatti di aprire sportelli, cassetti, lavastoviglie e forni senza restare ostacolati nei movimenti.

Ecco qua. Abbiamo fatto un brevissimo e sicuramente incompleto escursus con alcune nozioni che possono essere utili a chi deve acquistare una cucina. Speriamo che possa essere utile a chiarire qualche idea ed a rendere più evidenti i desideri e le esigenze di coloro che verranno da noi per farsi consigliare circa il loro prossimo acquisto.

Perché noi…. Siamo qui per questo.