Comò e comodino: due nomi che dicono già tutto circa l’utilità di questi importantissimi mobili per la camera da letto, che pur essendo di origine molto remota (se ne conosce l’uso addirittura presso gli etruschi), hanno avuto la loro più ampia diffusione a partire dalla Francia del sedicesimo secolo.

E’ stato infatti probabilmente in quell’epoca che si è iniziato ad utilizzare il termine “commode” (da cui l’adattamento popolare italiano comò e comodini), per chiamare questa tipologia di complementi per la zona notte, che sono diventati al giorno d’oggi così comuni per tutti noi.

In origine, mentre il Comò o cassettone, aveva delle dimensioni e delle forme molto simili a quelle attuali, i comodini possedevano delle fogge abbastanza differenti da quelle odierne.

Essi infatti erano utilizzati un tempo, per alloggiarvi tutto quanto poteva risultare utile durante la notte, in una stanza da letto che era parte di un tipo di abitazione generalmente più grande e fredda di quelle attuali, in cui il bagno era quasi sempre all’esterno ed in cui gli abiti a disposizione delle persone erano solitamente pochi.

Per questi motivi i comodini, almeno dalla metà del seicento fino addirittura al secondo dopoguerra del ‘900, erano dei mobiletti stretti ed alti, dotati in genere di un cassetto nella parte alta e di uno sportello nella parte bassa. Questa piccola anta veniva quasi sempre utilizzata per alloggiarvi un oggetto di cui oggi si è perso l’uso: il cosiddetto “vaso da notte”, il quale permetteva alla gente di adempiere i propri bisogni notturni senza dover per forza raggiungere il bagno della casa, magari posto molto lontano dalla camera o collocato addirittura all’esterno della stessa. Una grande utilità dunque, specie nelle fredde notti invernali.

A partire dagli anni cinquanta, il “comodino”, ha mutato dunque la sua forma, trasformandosi in quella attuale, che nella maggior parte dei casi prevede una compartizione completamente a cassetti.

E’ opportuno ricordare che il Comò e i comodini sono probabilmente i mobili più “personali” della casa, quelli più intimi. Essi contengono quasi sempre la biancheria e gli altri oggetti “privati” ad uso strettamente personale e per questo motivo, meritano di essere scelti con attenzione e con cognizione di causa.

Le dimensioni.

Diciamo subito che esistono davvero moltissimi tipi di Comò e di comodini e che, se anche le loro proporzioni sono piuttosto standardizzate, senza doverli far realizzare per forza “su misura”, si possono già trovare in commercio complementi di questo genere in numerosissime dimensioni pronte.

Il Comò è un mobile in genere di proporzioni piuttosto allargate. Le sue dimensioni possono variare dai 100 fino a 150 cm di larghezza e dai 60 fino ai 110 cm di altezza. La profondità si aggira invece quasi sempre intorno ai 50 cm.

Una cosa importante da sapere a proposito della larghezza del comò, è che quando quest’ultima è abbastanza importante (superiore ai 130 cm) è necessario che i cassetti non siano unici, ma che siano al contrario divisi in due. Questo per far sì che l’estrazione sia agevole, che il loro uso sia comodo e che soprattutto la robustezza della struttura non sia messa in discussione dalla dimensione troppo ampia dei cassetti che deve contenere.

La posizione del cassettone della stanza può variare a seconda della forma e della dimensione di quest’ultima. Solitamente esso viene posto parallelamente al letto, nella parete prospiciente alla porta d’ingresso della camera, ma vi sono anche situazioni diverse in cui è meglio posizionarlo dal lato opposto, a fianco della finestra o della porta finestra, qualora lo spazio a disposizione lo consenta.

Per scegliere il proprio comò nella maniera più giusta e proporzionata, di solito si misura lo spazio a parete disponibile e gli si toglie dai 20 ai 50 cm per lato. Un comò abbastanza proporzionato per una parete di circa 200 cm può dunque variare dai 100 ai 130 cm in larghezza.

Circa l’altezza, essa non rappresenta quasi mai un problema, in quanto, a parte gli ovvi motivi estetici che debbono prendere obbligatoriamente in considerazione le proporzioni del mobile, si potrebbe tranquillamente utilizzare un cassettone alto, in teoria, anche fino a 140 cm, come avviene per i settimanali di cui parleremo fra poco.

La profondità invece deve essere valutata con la massima attenzione poiché le moderne stanze da letto, con le loro dimensioni sempre più contenute, creano spesso dei notevoli impicci a chi deve posizionarci dei comò quasi sempre profondi almeno 50 cm.

D’altronde sarebbe abbastanza sconveniente, acquistare Comò con profondità molto inferiori ai 50 cm perché, a parte il loro limitato contenimento, i cassetti sarebbero comunque scomodi e poco sfruttabili a causa della poca estrazione.

Questo problema è abbastanza relativo invece a proposito dei comodini, i quali, essendo notevolmente più stretti, possono avere delle profondità ben più contenute

Anche i comodini esistono in tante differenti misure. Esse variano dai 35 cm di larghezza fino ai 60/70 cm, possono essere alti dai 20 fino addirittura ai 70 cm e sono quasi sempre profondi dai 40 ai 45 cm.

Le loro dimensioni ovviamente variano, soprattutto in altezza, anche a seconda del numero di cassetti che contengono. A questo proposito è opportuno precisare che la scelta dei comodini deve tenere presente un fattore piuttosto importante che è l’altezza del “piano del letto” a fianco di cui essi verranno posizionati.

Di solito è considerata giusta un’altezza di comodino che sia piuttosto simile a quella del piano del materasso dove la persona si corica. In questo modo infatti gli oggetti posti sul piano dei comodini stessi, potranno essere perfettamente a portata di mano e il numero dei cassetti potrà essere conseguentemente abbastanza ampio. Vi è da dire però che lo stile “minimalista” a cui la maggior parte dei mobili moderni appartengono, predilige in realtà dei mobili che abbiano delle proporzioni abbastanza contenute e per questo motivo non è da ritenersi assolutamente errata anche la scelta di comodini molto bassi che abbiano anche solo un cassetto anziché due o tre.

Del resto vi sono tantissime persone che preferiscono avere qualche cassetto in meno, specie quando gli spazi sono limitati, piuttosto che posizionare a fianco del proprio letto mobiletti troppo ingombranti e esteticamente non sempre attinenti ai propri spazi. Proprio per soddisfare tale tipo di esigenza esistono infatti in commercio (e possono comunque essere realizzati facilmente su misura) dei veri e propri “comodini a giorno” che, con delle fogge molto simili a delle piccole librerie, sopperiscono alla carenza di spazio senza assolutamente appesantire gli arredi. A questo stesso scopo, in ogni modo, è possibile anche utilizzare, ad uso comodino, delle piccole mensole che, pur non avendo cassetti o avendone uno solo, potranno risolvere egregiamente la necessità di avere un comodo piano d’appoggio a fianco del letto.

Il settimanale o settimino.

Oltre ai complementi “tradizionali” della zona notte, vi è poi un altro tipo di mobile a cassetti che può risultare davvero molto utile e funzionale nelle moderne stanze da letto. Si tratta del cosiddetto “settimino” o settimanale, un mobile di antico uso tornato di recente alla ribalta grazie alle sue misure particolari. Il realtà un settimino non è altro che un comò che sfrutta lo spazio il altezza invece che in larghezza e per questa sua prerogativa viene preferito in quelli spazi in cui sarebbe sconveniente l’inserimento di mobili eccessivamente larghi. Le sue dimensioni però possono comunque variare a seconda del tipo e del modello. I tipi più comuni possono essere larghi dai 50 fino ai 90 cm in larghezza; la loro profondità si aggira sempre intorno ai 45 cm (quindi più contenuta rispetto a quella dei comò tradizionali), mentre l’altezza cambia a seconda del numero di cassetti, variando dai 90 ai 130 cm. Sì perché pur continuando a chiamarsi settimanale ( nome derivato dai sette cassetti, uno per ogni giorno della settimana, che avevano i modelli più antichi) la moderna produzione industriale ne prevede anche alcuni modelli a cinque e a sei cassetti.

Si tratta di un mobile dunque molto versatile e comodo, per il suo contenimento interno e per il suo limitato ingombro, che si presta egregiamente anche ad essere utilizzato in coppia (due settimini larghi 60 cm contengono molta più biancheria di un comò di 120 cm) oppure ad essere usato come ulteriore contenitore da aggiungere al cassettone già presente in stanza. E’ inoltre il mobile ideale per chi vuole posizionare una piccola Tv in camera senza magari appenderla al muro. La sua altezza infatti consente una visione ottimale dello schermo da parte di chi è coricato nel letto, a differenza di quanto avviene invece nel comò la cui altezza limitata potrebbe impedire una completa visione del televisore quando si è distesi a letto.

Il secretaire.

Vi è poi un tipo di cassettone, molto particolare che, come dice il nome, contiene un segreto. In realtà però la parola “secretaire” starebbe andrebbe tradotta più correttamente nella parola italiano “Segretario”, perché questo è il suo significato originale.

Si tratta di un mobile, anche questo di antichissime origini, che abbina due funzioni che possono risultare molto utili in camera da letto. La prima è ovviamente quella di contenimento, grazie ai capienti cassetti che caratterizzano questo tipo di suppellettile; la seconda invece è legata ad un suo ulteriore utilizzo che è possibile grazie ad un piano (generalmente una ribalta o un piano nascosto ed estraibile) che può trasformare questo particolare tipo di comò in un piccolo e comodo scrittoio. I modelli più antichi ad esempio, i cosiddetti “canterani”, erano dei comò di produzione italiana che nascondevano nel primo cassetto in alto un’anta a ribalta che all’occorrenza poteva servire come piano d’appoggio, mentre al suo interno, erano contenuti tanti piccoli cassetti e vani che potevano risultare comodissimi per riporvi, fogli, gioielli e altri piccoli oggetti personali.

Durante il settecento questo tipo di complemento ebbe un’evoluzione soprattutto in Francia ove nacquero le cosiddette “ribalte” che altro non erano che dei canterani di dimensioni molto variabili, caratterizzati da una linea più snella ed elegante, che era donata loro dalla particolare posizione dell’anta a ribalta posta in maniera “inclinata” rispetto agli altri piani del mobile.

Queste tipologie di cassettone sono da ritenersi di foggia essenzialmente “classica” e non sono state riproposte come varianti nei minimalisti mobili di odierna fattura. Hanno riacquistato un certo successo durante gli anni 70/90 sulla scia dell’ampia diffusione che avevano in quei tempo le riproduzioni dei mobili classici, ed erano quasi sempre realizzate in materiali “nobili” come il noce o il ciligio massicci o impiallacciati. Anche adesso vengono qualche volta riproposte a chi predilige un arredo di tipo prettamente classico e in stile, ma si trovano in commercio quasi sempre in versione “country” o decapata in stile provenzale, cioè in versione laccata e anticata.

Nelle camere moderne si preferisce di solito ottenere, dove possibile, dei validi piani “di fortuna” da usarsi come scrittoi o come toilette per il trucco, prongando opportunamente il piano del cassettone ed aggiungendovi un piccolo strapuntino come una poltroncina o un puoff.

Lo stile e gli abbinamenti.

E’ dunque giunto il momento di parlare proprio di Stili, anche a proposito del “gruppo comò e comodini”.

Prima di discuisire di questo argomento è però necessario innanzitutto fare una precisazione. Fin da tempi immemorabili il gruppo comò e comodini è sempre stato considerato come un insieme di mobili piuttosto a se stanti rispetto al resto della camera da letto. Del resto vengono da sempre chiamati “complementi notte” proprio per questo motivo, perché cioè “completano” l’arredamento della camera da letto, grazie alle loro caratteristiche funzionali ed estetiche. Fin dall’origine però, i complementi notte non sono stati pensati come “coordinati” di una certa tipologia di arredi che doveva per forza fungere da “trait d’union” per l’arredamento della stanza. Si trattava per lo più di arredi che prevedevano l’uso di un letto, di un armadio o di un cassone e di alcune cassettiere (i nostri protagonisti appunto), che potevano possedere delle caratteristiche anche abbastanza diverse a proposito delle loro fattezze estetiche. Stiamo parlando dei cosiddetti “composè”, un termine di origine ancora una volta francesi, che sta a individuare quel tipo di camere che sono composte da mobili dotati di fogge e di materiali abbastanza diversi fra loro.

Principalmente a partire dal settecento però, a qualcuno venne in mente che l’arredo di una camera da letto, poteva essere in qualche modo “coordinato” a proposito di stile e colori e nacquero così le prime camere da letto realizzate in un unico ed univoco stile.

Al giorno d’oggi le camere da letto sono quasi tutte coordinate e se anche è, come vedremo dopo, assolutamente lecito e molto comune proporre stanze da letto in cui siano presenti due colori (ad esempio: colore legno per il gruppo comò comodini e il letto, e colore chiaro laccato per l’armadio), o due differenti stili, è tendenza prediligere il mantenimento delle stesse modanature per l’intero arredamento della stanza.

Permangono però alcuni casi (in verità abbastanza numerosi) in cui il “composè” viene usato in maniera abbastanza predominante. Si tratta quasi sempre di quelle situazioni in cui si preferisce optare per un arredo di tipo “classico” o comunque “in stile” e in quelle in cui si ha la necessità di abbinare degli arredi che già possediamo con altri nuovi che devono arrivare.

In questi casi sarebbe opportuno seguire delle linee di condotta generali che è bene ricordare.

Innanzitutto parliamo di abbinamenti. Quando si ha da comporre una camera da letto con elementi di diversa fattura le cose più importanti da considerare sono principalmente due: i materiali ed i colori.

Per quanto riguarda i materiali, il discorso può essere limitato principalmente al letto in quanto quest’ultimo, essendo quello che ha le caratteristiche più particolari rispetto agli altri arredi da notte, può essere facilmente abbinato anche in materiali diversi come ad esempio il tessuto, il ferro o il legno.

Per quanto riguarda invece l’abbinamento fra comò, comodini e armadio il discorso è un po’ più complesso perché rientra nell’ambito delle regole d’arredamento più stringenti. Vediamo di prendere in considerazione le più importanti.

Come materiale parliamo principalmente di legno o materiali del tutto simili come il laminato, perchè anche se esistono gruppi comò e comodini in altri materiali, la loro incidenza sul mercato è solitamente molto esigua.

Fermo restando dunque il materiale, si può dire che in generale sarebbe opportuno che l’armadio ed il gruppo, quando sono di stili o di fattezze diverse, non possedessero lo stesso colore. La regola più usata a proposito di questo è quella che consiglia di accostare ad esempio un armadio bianco (o comunque chiaro) ad un gruppo comò e comodini di colore legno (magari più scuro) in maniera che l’abbinamento appaia volutamente “scorretto”. Quello che è assolutamente da evitare in questi casi, non è infatti l’accoppiamento fra due stili differenti (ad esempio il “classico” con il “moderno”) quanto l’accostamento fra due colori simili, che in realtà simili non sono. Insomma, molto meglio un gruppo comò e comodini “in noce” abbinati ad un liscissimo e modernissimo armadio laccato bianco, piuttosto che un gruppo moderno laccato opaco beige, abbinato ad un armadio “classico” laccato più o meno nello stesso colore. Del resto il “composè” come abbiamo detto, è assolutamente lecito nell’arredo di una camera da letto e per questo motivo è molto meglio sfruttare questa possibilità, che tentare improbabili abbinamenti che possono lasciare davvero a desiderare.

Sempre a proposito di stili, un tipo di coordinato abbastanza in voga in questo momento nelle camere da letto è quello che propone l’inserimento di gruppi comò e comodini realizzati con fattezze “etniche”, accostate ad arredi molto moderni. In quel caso, vige sempre la “regola del colore”: gruppo comò e comodini (e magari anche il letto) di legno più scuro, affiancati ad armadi chiari o addirittura dotati di ante a specchio.

E adesso che abbiamo parlato dei più corretti abbinamenti, vediamo quelli che sono alcuni degli stili più comuni attraverso i quali è possibile in qualche modo “catalogare” i vari tipi di gruppi comò e comodini esistenti.

Gli stili più comuni di comò e comodini.

Per stile si intende la qualità dell’espressione risultante dalla scelta di più elementi che l’aggettivazione viene a definire: lineare, ampolloso, rustico, lezioso, romantico, bohemienne, mentale, originale, severo, raffinato.

Impossibile dunque citarli tutti, sarebbe come voler citare un intero vocabolario.

Ma stile è anche l’insieme delle caratteristiche formali e artistiche con riferimento all’epoca in cui furono “di moda” e ai personaggi “illustri” che l’imposero, le veicolarono o in qualche modo le “idearono”.

Non si può parlare di stile prescindendo da riferimenti storici: il Cinquecento, il Seicento, il Settecento, il Lugi XVI, lo Stile Impero, il Chippendale, il Neo-classico, il Liberty, il Biedermeier, l’Art-Deco, ecc.ecc.

L’evoluzione del concetto abitativo ha fatto sì che questi stili oggi vengano adottati limitatamente all’inserimento di qualche pezzo, proprio come avviene nel caso dei “Complementi Notte”. Ciò è dovuto, da un lato, ai costi che l’omogeneità di stile implicherebbe ( una intera camera in stile impero costerebbe certo molto di più di un solo cassettone !), dall’altro al gusto attuale che tende a prediligere un “tono arredativo” meno museale e una più personale interpretazione che porta a un rigoglioso eclettismo.

A partire dall’inizio del secolo scorso, numerose correnti stilistiche hanno influenzato le scelte d’arredo della camera da letto, nell’ottica logica dell’estetica che tenesse sempre presente l’attualità del “gusto”. Il Neo-espressionismo, ad esempio, ha portato ad equilibri essenziali e nitidi che hanno tracciato un itinerario molto preciso, ma al contempo abbastanza durevole. Da qui, la ricerca è proseguita approdando al cosiddetto Post-moderno, all’High Tech e all’Ergonomic Design, con l’introduzione di colori più o meno vivaci a seconda della moda, forme inusuali ma “minimaliste” e una sempre maggiore attenzione ai bisogno della “persona”. Alla fine degli anni ’90 il desiderio di epurare ha dato vita ad una sorta di “Minimalismo Ragionato”, sofisticato elogio di una semplicità intesa come traguardo.

Noi non compiremo dunque un percorso attraverso la “storia del mobile” come vorrebbero le regole di chi si presta a ragionare di “stile” a proposito di mobili e dunque di Complementi Notte: Tenteremo piuttosto di catalogare in qualche maniera gli stili attualmente più in voga, in modo da facilitare la scelta di chi si trova a dover decidere l’arredo della propria nuova camera da letto.

Lo stile Minimal o Modern Style.

Il “Minimale”, che ha trovato espressione e consensi in un panorama internazionale molto ampio, possiede radici profonde: è una scelta estetica che presenta motivazioni etiche ed esplicita una richiesta di dignità, semplicità e chiarezza; una sorta di “richiamo all’ordine” dopo le opulenze esibite negli anni Ottanta del ‘900. E’ una tipologia di arredo caratterizzata da rigore, disegno, nella quale riaffiora in parte la chiave razionalista dei grandi architetti del secolo scorso. Espressione dunque controllata, in cui si connotano linearità e fisicità di materiali. Questo stile utilizza quasi sempre toni neutri e spesso molto chiari, ma il bianco assoluto può raggiungere note di “lirismo” o risultare addirittura “algido” a seconda di come lo si sa utilizzare. E’ lo stile attualmente di gran lunga più in voga, quello maggiormente preferito dal grande pubblico, soprattutto in una delle sue numerose declinazioni che dopo vedremo: lo stile Modern-classic.

La camera “Minimalista”, è diventata ormai il sinonimo di “Camera moderna”, ed il gruppo Comò e comodini non esula da questo concetto. Del resto la “camera” dei nostri giorni è quasi sempre intesa come luminosa, spesso bianca, priva di orpelli, di accessori, ma allo stesso tempo deve riuscire a rimanere raffinata ed elegante proprio come era nelle intenzioni dei “razionalisti”.

L’ornamento e la decorazione, così come la presenza di oggetti, sono ridotti al minimo come vuole la sensibilità “zen” di provenienza orientale, presa ad esempio proprio nella continuazione di quei concetti razionalisti tipicamente occidentali che hanno definito e determinato tutto il design del nostro tempo. Niente è casuale nella Camera Moderna, tutto è orchestrato da una mano leggera e rigorosa che pretende di coordinare anche il più piccolo particolare, compreso dunque il comò ed i comodini. Ma questo eccessivo “rigore”, capace in pratica di azzerare le connotazioni personali, può determinare di fatto un tono troppo asettico per una stanza intima e personale come è la camera da letto. Troppe volte, più forte della personalità di chi vi abita, emerge quella del Designer/Progettista ed è dunque forse proprio per reazione a questo che si è recentemente registrata una ripresa del “decoro” la quale sta impegnando i più giovani designer d’interni nella sperimentazione di nuovi “moduli”, maggiormente capaci dei precedenti di conciliare i più disciplinati principi estetico-formali con una certa “piacevolezza del vivere”.

Lo stile Modern-Classic.

Va sotto la sigla di Modern-classic quello stile che rivisita i canoni di una “classicità” forse mai tramontata, declinandola con i linguaggi del Minimalismo Razionale. E’ una modalità di arredo calda, rassicurante, basata su impostazioni simmetriche e rigorose come quella minimale, ma sviluppata sulle tonalità dei colori della Terra, come i marroni, i beige, i canapa, i grigi. Colori bilanciati e neutri, più o meno caldi, con pochi e sapienti innesti di Bianco o di nero, ma quasi completamente privi di tonalità accese e ben definite come il giallo, il verde, il blu o il rosso. Il colore in questo stile viene inserito “a posteriori”, magari in qualche complemento, qualche scaffalino a giorno o qualche mensola, ma sempre in misura molto precisa, misurata e rigorosa. In questo tipo di camera gli oggetti, anche preziosi, sono sempre presenti in maniera molto contenuta e non vi è alcuna ombra di sfarzo. Non più dunque la camera univocamente bianca o comunque chiara e liscia dello stile prettamente minimalista, bensì gli inserimenti di comò e comodini in legno, oppure sempre chiari ma dotati di due colori soprapposti, oppure in colore laccato ma su del legno molto “venato” ed evidente nella sua matericità. La compostezza armonica che caratterizza questa tipologia di camera è spesso l’esito di un preciso lavoro abbinamento, di una sobrietà “calda” a lungo studiata che consente di stemperare i caratteri troppo formali e impettiti del mobile di Design. E’ la camera dove troveranno posto i comò e comodini color legno, abbinati con l’armadio color canapa ed il letto imbottito in tessuto “corda”. Ma è anche la camera dove accanto ai sobri toni del grigio, potranno essere accostati i caldi Marroni o i soffici beige. I colori della terra insomma… sempre e comunque i colori della Terra, ma espressi nelle loro più ampie connotazioni.

Lo stile etnico.

Molto in auge qualche anno fa, lo stile etnico era inizialmente appannaggio di una utenza medio-alta e colta che poteva permettersi di acquistare costosi pezzi di artigianato pregiato, originale o riprodotto e che poteva esporre complementi raccolti durante i viaggi all’estero. La recente globalizzazione ha reso invece disponibile a tutti numerosi oggetti d’arredamento d’importazione, i quali, caratterizzati da dei costi produttivi molto più bassi di quelli italiani, hanno finito in qualche modo per invadere il mercato dell’arredamento, anche attraverso le strutture della Grande Distribuzione Organizzata. L’evidente inflazione creata da questa tendenza ha determinato un inesorabile declino per questo stile , che però permane anche al giorno d’oggi, in alcune nicchie di mercato, soprattutto per alcune sue caratteristiche peculiari.

In generale, all’interno dello stile Etnico si evidenziano numerosi indirizzi che spesso accolgono altrettanti sottoinsiemi (per esempio Africano, orientale, Mediterraneo, Messicano ecc.) Sulla scia di una moda che un tempo raccoglieva molti estimatori, il mercato ha iniziato a riprodurre a costi molto contenuti, tutti quegli elementi che, nei secoli,hanno caratterizzato degli stili riconducibili a precise aree geografiche, in particolare Cina, India, Thaillandia, SudAmerica, Marocco e Grecia. Si spazia dal Mediterraneo, al Giappone per ricreare atmosfere e rivitalizzare ambienti poveri di attrattive. Lo stile Etnico è dunque in verità un grande veicolo di personalizzazione che consente con pochi inserimenti, quali possono rappresentare un gruppo comò e comodini in una camera da letto, di rendere veramente “unica” e intima una camera da letto troppo rigorosa e sobria.

Uno stile Etnico però può essere anche semplicemente determinato dal luogo in cui la casa è ubicata – come ad esempio in Val d’aosta, Engandina, Grecia, Sicilia o Sardegna – o ispirato dal forte desiderio di ritorno alla natura (come nel caso dei complementi d’arredo di provenienza africana o dei nativi dell’America centrale).

Oppure ancora essere inserito per rispecchiare influenze socioculturali o filosofie dell’abitare, come nel caso del cosiddetto “stile coloniale”, di quello “Sud-americano” oppure nelle ambientazioni di gusto “giapponese” o mediterraneo.

Tesori dell’oriente e dell’occidente – piccole cassettiere nere o rosse, affascinanti mobiletti da farmacia, minuscole consolle marrone scuro di straordinaria modernità, cassettoni con intarsi in madreperla, piccole madie tibetane dipinte, bauli Sardi e credenze marocchine- costituiscono a volte il perno dell’arredo di una camera da letto, per la bellezza di una manifattura spesso strettamente imparentata con l’arte.

Tutto è lecito in questo stile, l’importante per chi intende cimentarvisi è non esagerare e creare ambienti in cui è impossibile un qualsiasi criterio di ordine.

Molto spesso infatti anche solo dei piccoli oggetti di scarso valore, ma evocativi di atmosfere intense e di una certa cultura dell’ospitalità, possono rivitalizzare molto efficacemente un ambiente dalla monotonia: potrete ottenere questo risultato anche mantenendo i vostri rigorosi comodini moderni e “occidentali”, ma introducendo magari in camera alcuni copricuscini in seta, una tenda in cotone “batik”,una poltrona Balinese, scatole laccate di provenienza Birmana o delle capienti ceste delle isole del Mar Egeo.

Occorre però seguire un certo assetto anche nella disposizione degli oggetti e dei complementi, ispirandosi magari ad una creatività di tipo “eclettico”, che consenta di esporre come in un museo la propria “collezione”, mantenendone però un sicuro e visibile filo logico.

Gli stili Country e provenzale.

Tentare compiutamente di parlare di mobili “classici” in poche righe sarebbe come provare a spiegare l’intera storia dell’arredamento in una sola paginetta. Questo perche con il termine “mobili classici” si intendono tutte quelle riproduzioni che partendo da degli stilemi in voga nelle epoche passate cercano in qualche modo di rendere attuali e adattare alle moderne esigenze delle fogge e dei modelli che ricordano in qualche modo i tempi che furono.

Attualmente i mobili “classici” più di moda sono quelli che vogliamo descrivere in questo breve paragrafo ed è per questo che riteniamo giusto approfondire tale argomento. Anche chiamati di recente con l’inesatto adattamento Italiano “Shabby Chic”, gli stili Country e Provenzale, in quanto “proposizione” del modo di vivere e abitare “agresti”, hanno ultimamente influenzato un certa visione del “rustico”, intendendola come efficace contaminazione che attinge a piene mani da quel mondo legato alla vita “bucolica”, ai boschi, alla campagna, alla natura ed agli animali, tanto amato da molta parte della popolazione.

Materiali, forme, colori – il legno “decapato”, le tinte neutre, gli intrecci vegetali, le modanature di tipo colonico- riportano il sapore di oggetti di tradizione rurale, tendenza che viene rivitalizzata dallo smalto di un consapevole recupero della tradizione culturale antica.

I mobili in questo stile possono infatti essere sia originali, rivisti in tinte ed in fogge più attuali, sia riprodotti con le modanature del passato.

A proposito di comò e comodini questo tipo di stile è davvero abbastanza facile da inserire. Del resto, anche in questo caso, basta una particolare attenzione agli abbinamenti di colore per far si che, ad esempio, degli splendidi complementi notte in stile provenzale di colore Beige decapato, trovino una perfetta collocazione nella stessa camera in cui è alloggiato un modernissimo letto imbottito color Marrone scuro ed un grande e lineare armadio color canapa. Lo stile Shabby–Chic è adatto a qualsiasi tipo di casa, a patto che siano rispettati dei criteri di inserimento che obbligano ad una certa eleganza di stile. Sono banditi i colori scuri, sono bandite le tappezzerie sontuose e nel caso di comò e comodini, sono assolutamente ritenuti inadeguati i mobili troppo ingombranti. E’ lo stile di chi una volta amava i mobili cosiddetti “Classici” e che adesso può ritrovare quelle linee “romantiche” in oggetti dal gusto sobrio ed elegante allo stesso tempo.

Lo stile Vintage.

Ecco un altro caso in cui una tendenza dal mondo della moda si è trasferita nel mondo della casa con innesti fruttuosi che suggeriscono il riutilizzo di oggetti che spesso hanno perso la loro funzione originaria acquisendone una prettamente estetica.

La differenza fra lo Stile Shabby-Chic e quello Vintage risiede nel fatto che -a parte quando si parla di riproduzioni- mentre nel primo caso si tratta di inserimenti che prevedono un riutilizzo di oggetti (nel nostro caso specifico di comò e comodini) prettamente di tipo “classico” o potremmo dire impropriamente “in Stile”, nel secondo sono possibili e prevedibili degli inserimenti anche di complementi e oggetti anche molto più moderni o recenti, ma attualmente magari “passati di moda”. Proprio come avviene nell’abbigliamento. Anche in questo caso è sempre una questione di misura, di non smarrire cioè quell’idea progettuale che deve essere presente, quale filo conduttore e che nel design rappresenta un vero e proprio punto fermo, imprescindibile e di sicura efficacia.

Dall’inizio del ‘900 ad oggi architetti arredatori e designer hanno dato prova di straordinaria vivacità e brillantezza creativa, coscienza ecologica, ironia, capacità di relazionarsi alla funzionalità anche con efficaci scarti intenzionali. Anche nella camera matrimoniale, sia pure con minore evidenza rispetto ad altre aree della casa, il design “moderno” ha segnato un forte cambio di registro nei gusti delle persone. Ne sono così nati oggetti “icona” che in qualche modo hanno assunto un significato diverso da quello originale trasformandosi da “mobili” a vere e proprie “sculture”. Un solo pezzo di quelli, serve a fare la differenza, e così come una lampada di Magistretti o una poltrona di Joe Colombo, anche un comò e due comodini tipicamente “anni ‘60” disegnati da qualche illustre sconosciuto, possono essere inseriti all’interno di una camera matrimoniale moderna, dando a tutto l’ambiente una connotazione particolarmente originale. In questo caso le parole d’ordine sono due: “grande design” e originalità, in modo da consentire innesti che abbiano un evidente valore “simbolico” e che non appaiano soltanto dettati dal desiderio di risparmiare, comprando magari qualche insulso mobiletto in certi negozi dell’usato. Uno stile insomma molto difficile da perseguire, ma dal sicuro effetto decorativo, con il quale la camera da letto si può illuminare di un eleganza colta e soprattutto inossidabile dal tempo.

Lo stile scandinavo.

Si tratta in pratica di una diretta emanazione dello stile moderno Minimalista, e dal quale è recentemente scaturito un ulteriore stile chiamato in Italia “Rustico Moderno” e di cui parleremo in un apposito articolo.

E’ uno stile che deriva da alcuni importanti architetti e designer scandinavi operanti soprattutto nella prima metà del Novecento, i cui lavori erano rimasti successivamente in voga solo in quanto “icone di stile e di design originale”.

Da una decina d’anni i mobili scandinavi esercitano invece di nuovo una notevole influenza sull’arredamento moderno. Il motivo è semplice, e va ricercato nell’enorme diffusione che hanno avuto nel mondo i negozi del più grande distributore di mobili economici che esista a livello globale.

In verità però il loro successo si deve anche alla efficace asciuttezza di questo rigorosissimo stile che non tollera inutili fioriture nella linea e si rivela nel contempo uno dei più funzionali. Tutto pare studiato a misura del corpo umano e dei suoi movimenti nello stile scandinavo.

Una delle principali caratteristiche di questa tipologia di complementi notte è l’evidenza degli angoli. Molti i vertici ad angolo retto o gli spigoli pronunciati che prendono il posto alle linee dolci e curve, alle forme ovali, coniche, a spirale, soprattutto negli accessori come sono appunto i mobili a cassetti. Alcuni di essi possono far pensare al nostro modern style, ma ad un modern style degli anni ’20 affinato dal tempo e dall’esperienza. Sedie e poltrone, ad esempio, paiono richiamare con la loro linea la sagoma di un corpo, seduto o semidisteso, a seconda del loro impiego: i braccioli seguono la forma di un braccio un po’ curvo, gli schienali abbozzano l’incavo delle reni, l’orlo del sedile si arrotonda per farsi più morbido sotto le ginocchia. I gruppi Comò e comodini si sviluppano in linee così sobri da apparire quasi spoglie e insulse. Del resto, agli armadi alti, gli scandinavi sembrano preferire mobili più bassi, delle specie di cassettoni a portata di sguardo e di mano, forse di più facile accesso e forse ispirati ai grandi cassoni di un tempo, di cui hanno conservato le linee principali affinandosi nelle proporzioni, ma che ovviamente richiedono la presenza in camera di contenitori a cassetti adeguatamente dimensionati.

Dunque, spoglio e funzionale, lo stile scandinavo riesce comunque ugualmente a introdurre una nota calda e confortevole nello stile moderno, grazie ai materiali e soprattutto al legno, particolarmente ben impiegato e davvero presente in maniera molto evidente in questa tipologia di arredi.

Il legno più usato nella versione “originale” dei mobili Scandinavi del ‘900 era il teck e precisamente quello di Bangkok, quello autentico, da non confondersi con quello africano che è una specie di mogano ricavato dall’albero Aphromosia. Il teck di Bangkok, legno oleoso sul quale l’acqua non ha presa alcuna, era stato impiegato in tutti i tempi per costruire gli scafi delle navi vichinghe. Esso resisteva magnificamente al tempo e acquistava una bella patina. Una delle doti di questo tipo di legno consisteva appunto nell’assumere con il tempo una patina uniforme, anche partendo da sfumature diverse. Se al mobilio di teck già esistente in una stanza si aggiungeva un nuovo esemplare nello stesso legno, questo, in capo a qualche mese, diveniva perfettamente uguale agli altri. Aveva infine, un altro pregio: si puliva con relativa facilità. Bastava infatti una passata d’olio di teck due o tre volte all’anno non appena il legno tendeva a perdere la sua caratteristica tinta calda, per rinnovare perfettamente dei mobili anche anziani di qualche decennio.

Il palissandro, legno piuttosto scuro, era anche esso molto usato e adatto per la fabbricazione di mobili in Scandinavia poiché le sue venature, dal disegno visibile a contrasto di chiaro e scuro, si differenziano alquanto da un albero all’altro.

La quercia chiara (il nostro Rovere) era impiegata soprattutto per armadi a muro, interni di mobili, cassetti e scansie, oppure in combinazione con teck e mogano: gli scandinavi infatti amano giocare su due toni di legno. Ma se i legni usati – specialmente in Danimarca – erano per lo più scuri, in Svezia si ricorreva spesso già allora anche a quelli chiari.

La betulla, di un bel bianco avorio, il pino finlandese, soprattutto per i mobili rustici da cucina o da sala da pranzo, e infine il Sen, ancor più bianco della betulla, dalle venature sottilissime, adatto alla realizzazione di mobili di gran lusso e quindi utilizzatissimo per fare cassettoni e comodini, erano tutti legni lavorati in massello e trattati generalmente con della elegante vernice opaca che conferiva al mobile un’apparenza liscia, molto dolce e gradevole.

Adesso tutte queste finezze, questa ricercatezza nei materiali si è completamente persa in nome dell’economicità dei prodotti e di quello che era uno degli stili più innovativi ed eleganti derivati dal razionalismo del ‘900 rimangono soltanto delle deboli ed avvilenti traccie.

Attenzione dunque all’utilizzo di questo stile, e soprattutto attenzione a non esagerare con un’ambientazione intenzionalmente « tipica » che di tipico non avrebbe che i colori e nient’altro. Se vi sentite davvero tentati dai mobili scandinavi studiatene attentamente lo stile, informatevi sulle modanature, visitate qualche antiquario specializzato in modernariato, ma evitate assolutamente di utilizzare mobili comuni e dozzinali che di originale non hanno assolutamente nulla.

Del resto, per dare alla stanza da letto un’impronta scandinava, non è assolutamente necessario acquistare mobili di cui ci si potrebbe presto pentire: basta un tappeto a pelo lungo, pochi comodi sedili ricoperti di pelle nera o di finta pelliccia, lumi di vetro e, su un bel comò di rovere chiaro o di faggio, un lungo vaso colorato oppure due o tre sottili candele in un candeliere di vetro. L’importante è ricordarsi che lo stile scandinavo, per potersi adattare alla luce di Milano, Firenze o Torino, va un po’ riscaldato, ravvivato. E si può farlo benissimo, senza togliergli la sua impronta, con l’aggiunta di cuscini a tinte vivaci, dipinti sulle pareti (uno o due, non di più) e mazzi di fiori chiari molto slanciati (rami di albero in fiore, biancospino, pruno) per introdurre un gradevole tocco, gracile e spinoso, nella asprezza tutta razionale dei suoi “spigoli funzionali.”

Lo stile “contemporaneo”.

Si può senz’altro dire che esso è da considerarsi il più “artefatto” fra gli stili qui esposti, anche se questa non può essere considerata un’ accezione completamente negativa.

Di fatto si tratta di un perfetto connubio fra stili Classico e Moderno, posti all’interno di una perfetta sintesi attraverso cui alcuni produttori di mobili di gusto prettamente classico hanno inteso rivisitare le proprie produzioni. In verità è l’unico stile di comò e di comodini che non può essere abbinato che con se stesso, in quanto pur se in teoria sarebbe piuttosto accettabile sia un accostamento coi mobili in stile classico sia con quelli in stile moderno, alla prova dei fatti ogni abbinamento con fogge differenti, risulta dissonante ed inadatto. Il termine “contemporaneo” è stato utilizzato, con lo scopo di nominare questo stile, semplicemente per dare una valenza un po’ più ufficiale ad una tipologia di mobile che non era da considerarsi “classico” perché prevedeva delle proporzioni e delle linee che non erano ricondubili a nessuno degli stili del passato, e non era da considerarsi schiettamente “moderno” perché non rispecchiava i termini attualmente in voga riguardanti le fogge minimaliste e razionaliste già esposte nel paragrafo in cui abbiamo parlato di questo tipo di mobili.

I comò ed i comodini in questo stile, hanno quasi sempre delle forme piuttosto stondate e ondeggianti e pur rispecchiando alcuni canoni estetici del minimalismo, presentano numerosi richiami e orpelli riguardanti più alcuni aspetti dei mobili antichi, che degli stilemi “contemporanei”. Sono in questo stile quei “gruppi notte”-quasi sempre laccati bianchi- che a volte si vedono nelle riviste e che presentano delle decorazioni, a volte anche molto evidenti, che gli collocano in un insieme a se stante di mobilia e che diversamente sarebbe difficile da situare.

I gruppi comò e comodini di gusto contemporaneo, prediligono infatti i decori, gli intarsi, i rilievi, le maniglie evidenti e addobbate, e pur avendo delle proporzioni molto simili ai complementi notte “moderni”, mantengono delle caratteristiche – come ad esempio, i piani, le cornici e gli zoccoli sporgenti e lavorati- che non si riscontrano in nessun altro mobile moderno.

Hanno però, nonostante questi aspetti che possono apparire non molto positivi, un’indiscutibile vantaggio rispetto agli altri stili, in quanto riescono con molta più facilità ed immediatezza a amalgamare in un’unica espressione due stili, molto diversi fra loro, che sarebbe altrimenti possibile accoppiare soltanto attraverso il cosiddetto “composè”.

Abbiamo provato a mettere insieme in qualche modo una sorta di Vademecum che può risultare utili a chi si cimenta nella scelta di una nuova camera da letto. Ricordiamo però che ogni valutazione va fatta prendendo anche in considerazione aspetti che in questo resoconto non potevano essere presi in considerazione, come lo stile della casa, la tipologia di arredo in essa presente e tante altre variabili che sarebbe stato impossibile inserire in queste brevi pagine.

Noi di Interiors Gallery siamo però sempre a vostra disposizione, nei nostri negozi di Dicomano, nel Mugello e di Firenze, per approfondire ogni argomento e consigliarvi al meglio nelle vostre scelte e nei vostri più opportuni inserimenti.

Alla prossima puntata!