Quando decidono di comprare un divano, una poltrona, una chaise-longue o qualsiasi altro mobile imbottito da salotto, come si comportano gli inglesi, i francesi, i tedeschi? Vanno dal loro rivenditore di fiducia o comunque da uno ben fornito, esattamente come facciamo noi. Poi danno un’occhiata ai modelli in produzione proposti, sempre come noi. Scelgono, valutando l’estetica naturalmente, ma anche tutte le caratteristiche dimensionali del prodotto e le possibilità che vi sono per adattarlo al loro ambiente. Proprio come facciamo anche noi italiani. E alla fine, che fanno in Francia, in Germania e in buona parte della nostra bella Europa? Verificano le qualità tecniche del prodotto, come invece, non facciamo noi in Italia, dove al contrario si dà più importanza al prezzo ed allo sconto applicato agli articoli, piuttosto che a ciò che effettivamente stiamo per comprare. Per scarsa esperienza del rivenditore? Certamente no, anche perché ogni rivenditore sa benissimo ciò che vende e perché lo vende. Per cattiva volontà del cliente allora? Neppure, anche se una proverbiale· «pigrizia all’italiana» non incita certo ad approfondire le motivazioni tecnologiche dell’acquisto di un divano. Allora, che cosa ci induce a comportarci in modo diverso dagli altri? Semplicemente il fatto che a noi manca uno strumento utilissimo, quella «cultura della qualità» o desiderio di “consapevolezza nel consumo” che garantirebbe ai clienti una maggior certezza nella scelta dei materiali impiegati, assicurando l’acquirente contro un acquisto incauto, indipendentemente dal prezzo pagato.
Brutta situazione. Tutta colpa della crisi? Beh forse in parte è così.. ma non tanto quanto si potrebbe pensare. Il fatto è che l’italiano, per sua stessa natura, si ritiene un “gran furbone” e allora, specie in tempi di magra come questi che viviamo, non perde mai le occasioni che gli si presentano davanti in fatto di sconti e di promozioni, senza spesso considerare che dietro a queste formule ammiccanti così schiettamente commerciali, si celano quasi sempre delle diminuzioni di qualità, che rendono addirittura improprio lo stesso acquisto.
Come si definisce allora il vero valore di un mobile imbottito? Per determinare la qualità di un divano non è sufficiente sapere di che materiale è costruito: il più pregiato dei legni massicci, ad esempio, se trattato e lavorato per costruire una struttura di divano in maniera inadeguata, può risultare infatti molto peggiore di un truciolare prodotto e utilizzato «a regola d’arte» allo stesso scopo. Un tessuto preziosissimo e costosissimo, molto spesso, di rivela addirittura inadatto all’uso quotidiano che si fa di un divano, mentre le imbottiture più pregiate, sono quelle che di frequente, fanno pentire i clienti del proprio acquisto. Tutto è dunque abbastanza difficile da valutare. Sono molteplici infatti i fattori che concorrono a far si che un mobile imbottito possa essere effettivamente considerato “di qualità”, indipendentemente dal proprio costo e dal proprio pregio.
Vediamo dunque di fare un po’ di chiarezza circa quelle caratteristiche tecniche che possono certamente dare qualche sicurezza in più a chi sta acquistando un salotto.
1) Attenzione alle strutture: di solito un divano di buona qualità viene costruito basandosi su di uno scheletro in legno massello leggero, come ad esempio l’abete, su cui vengono applicati dei pannelli in truciolare o multistrato montati in modo da fungere da “superfici piane” adatte per essere imbottite. Su alcune parti poco sollecitate, come i retro degli schienali è tollerabile e, a volte consigliato, anche l’uso della faesite, un pannello molto sottile e resistente, che con la sua leggerezza consente una maggiore stabilità costruttiva senza aggravare la struttura di carichi inutili. In pratica un buon divano dovrebbe dunque avere i braccioli costruiti in pannelli di truciolare rivestito e imbottito, così come lo schienale, mentre il resto della struttura, tranne che per le parti poco sollecitate, dovrebbe essere in legno massello.
2) I supporti inferiori ai cuscini. Per rendere la seduta veramente ergonomica e confortevole, i divani di concezione moderna possiedono una fitta rete di sostegno costituita da fasce elastiche (dette cinghie) che fungono da sostegno alle cuscinature senza comprometterne la comodità. Una volta questi sostegno erano costituiti, oltre che da fasce, anche da molle elicoidali in metallo, questo sistema però è andato abbastanza in disuso sia per il suo alto costo che per la rumorosità che le molle dopo un po’ di tempo producevano.
3) Le imbottiture: Ve ne sono di moltissimi tipi e materiali che, a seconda delle epoche storiche, sono stati utilizzati più o meno di frequente per questo uso. Una imbottitura che per esempio era molto comune fino all’inizio del secolo scorso, era quella in “vegetale” cioè una falda messa insieme utilizzando del materiale vegetale preso in natura e compresso dentro al tessuto dopo averlo fatto essiccare.
Nei primi anni duemila era invece frequentissimo imbattersi in divani imbottiti in piuma d’oca, la quale era capace di dare bellissimi effetti alle sedute, ma costringeva chi vi sedeva a dei difficili contorsionismi a causa della sua spesso eccessiva morbidezza. Una delle caratteristiche meno amate di questa imbottitura era quella che obbligava chi lo usava a rimettere in forma i cuscini “rinsaccandoli” con le mani una volta che ci si rialzava dal divano. Da qualche anno la piuma d’oca è relegata in alcuni specifici mercati “di nicchia “ e non viene quasi più utilizzata a causa del suo alto costo di produzione; resta però considerata come una delle imbottiture più pregiate che ci siamo in commercio, nonostante la sua poca praticità d’uso. Chi acquista un divano con questo tipo di imbottitura deve fare attenzione alle sue cuscinature che devono essere “a comparti” (come si vede in questa foto), cioè devono essere suddivise in settori in modo che la piuma d’oca non possa, con l’uso, compattarsi solo in alcune zone del cuscino lasciando più sgonfie le altre.
L’imbottitura invece più adesso impiegata è certamente quella in Poliuretano (la cosiddetta volgarmente “gomma Piuma”), la quale, spesso in abbinamento alla falda sintetica in “dacron”, costituisce il materiale più comune e popolare. Vediamo dunque di dare qualche spiegazione in più circa questi materiali, dato che sono quelli che costituiscono, insieme ai tessuti, le componenti più importanti di un divano o di una poltrona. Partiamo proprio dal Poliuretano. Si tratta di una sorta di spugna sintetica che viene prodotta industrialmente in blocchi di gradi dimensioni, i quali vengono poi opportunamente sezionati in modo da ottenerne dei pezzi adatti a fungere da imbottitura. Ne esistono di tantissimi tipi e vengono creati da diversi produttori di livello internazionale (come la Dupont, la Olmo e tanti altri). La cosa più importante di questo tipo di materiali è il cosiddetto “indice di densità” che è in pratica un numero che indica la durezza dei cuscini di un divano. Pur non essendo direttamente proporzionale con la “bontà” di un imbottito, questo fattore può essere considerato uno dei maggiori indicatori di qualità di qualsiasi divano ed è per questo che esso viene così attentamente “calcolato” da chi produce questo tipo di mobile. Il motivo è presto detto: se un divano è troppo morbido, la seduta diventa scomoda e disagevole sia in fase di riposo, sia in fase di “uscita”, cioè nel momento in cui ci si rialza dal divano stesso. Se al contrario la densità è troppo alta, allora si avrà, sedendosi, l’effetto di poggiarsi su di una superficie troppo dura, sgradevole e per nulla confortevole. Nel bilanciamento fra le dimensioni del cuscino, o comunque dell’imbottitura, e la sua densità sta infatti spessissimo il segreto per costruire un divano veramente “di qualità”. Non è una cosa facile, e spesso i produttori si trovano costretti a modificare le proprie stesse convinzioni, magari basate su precisi calcoli aritmetici, a causa dell’effetto finale che riescono ad ottenere nell’imbottire un divano a proposito di confort. La densità di un cuscino deve essere studiata infatti non solo in relazione alle sue dimensioni, ma anche guardando alla sua posizione e alla sua forma, in relazione al supporto inferiore su cui esso viene poggiato e, soprattutto, in proporzione alla durata di “vita” che il divano stesso si presuma debba avere.
Un cuscino perfettamente calcolato in quanto a densità infatti, se non è prodotto in poliuretano di ottima qualità, è destinato a “sgonfiarsi” molto presto, rendendo le sedute del divano più utilizzate molto deformi e diverse dalle altre. Una buona cuscinatura, oltre a consentire un comodo utilizzo immediato, deve dunque garantire che il suo originale confort sia mantenuto anche in numerosi anni a venire. Una tecnica molto utile per produrre divani di alta qualità è quella infatti che viene utilizzata costruendo cuscini a “densità differenziata”. Si tratta in pratica di un sistema che consente di combinare, materiali diversi fra loro in quanto a densità in modo da assicurare un comodo utilizzo immediato, garantendo nel contempo una seduta in qualche modo “sostenuta” anche dopo molto tempo dall’acquisto. In pratica i cuscini, in questi casi, vengono costruiti attraverso la sovrapposizione di due o tre strati che partono dai più duri (ovvero con maggiore densità) via via che si va verso la parte bassa del cuscino, fino ad arrivare ai più morbidi che stanno al contrario in alto, proprio dove si appoggia il corpo in fase di seduta. A questo proposito, molto valida si è rivelata l’invenzione risalente ai primi anni ottanta del secolo scorso della cosiddetta “falda di dacron” che è una morbidissima e leggerissima ovatta sintetica, anallergica e traspirante, prodotta in diversi spessori, che viene adoprata per rendere particolarmente morbide e confortevoli le sedute e gli schienali dei divani, anche se questi sono costruiti con cuscini in poliuretano ad alta densità. Tale falda viene infatti posta come ultimo strato, quello più esterno, a diretto contatto con il rivestimento che viene utilizzato come contenitore per le fodere in tessuto. Così facendo si ottiene il risultato di avere un imbottitura giustamente morbida “in arrivo” cioè quando ci si appoggia sedendovici sopra e, allo stesso tempo, evitare di sprofondarvi mantenendo la seduta bella sostenuta ed elastica anche dopo molti anni.
4) I rivestimenti: Vi sono tessuti di ogni sorta e tipo nell’arredamento. Vi sono pelli ed eco-pelli bellissime capaci di fare di ogni divano un opera d’arte. La scelta del rivestimento è una questione molto personale e su essa influiscono non certo solo i fattori tecnici ed economici, ma anche e soprattutto quelli estetici. La qualità di un tessuto, come del resto il suo prezzo dipende del resto da tantissimi fattori: La tipologia di tessitura, il suo colore, la sua composizione, la sua manifattura e persino il suo design e il suo designer. Ultimamente vengono considerati, ad esempio, in modo particolarmente positivo quei tessuti elaborati con trattamento Antimacchia che consentono, specie sui tessuti in parte sintetici, di stare abbastanza tranquilli in fatto di utilizzo: tutte le loro fibre vengono infatti impregnate con un apposito procedimento da un composto che respinge i liquidi e così facendo permette di rimuovere facilmente quelle sostanze che potrebbero maleaguratamente cadere sui divani stessi.
A parte queste innovazioni tecnologiche, in generale si può dire che un rivestimento è di qualità se è capace di mantenere a lungo le proprie caratteristiche tecniche, nonostante l’uso intensivo che in casa se ne può fare.
5) Sfoderabile o non sfoderabile? Dipende. I divani in tessuto, a meno che non si tratti di prodotti di alta tappezzeria artigiana, devono necessariamente essere sfoderabili. Questa necessità è dovuta al fatto che con l’uso quotidiano si potrebbero sporcare alcune parti del rivestimento del divano e della poltrona che deve per questo essere facile da pulire e lavare. Quando si parla di divani sfoderabili però non si dice solitamente quanto facilmente tali imbottiti si sfoderano. In ambito produttivo infatti esistono tante metodologie industriali che in nome di una assoluta economicità di produzione tendono a velocizzare i procedimenti di costruzione a discapito della semplice sfoderabilità dei prodotti. Un divano di qualità è dunque tale quando, non solo è completamente sfoderabile, ma lo è bensì in maniera piuttosto facile e rapida da qualsiasi utente. Ciò garantirà una vita maggiore del mobile, una sua più facile pulizia ed una sua duratura ed efficace manutenzione.
Ma ciò non è sempre possibile o utile: i divani in pelle ad esempio vengono prodotti con sistemi completamente differenti da quelli in tessuto proprio a causa della essenza stessa del differente materiale di rivestimento. Questa tipologia di divani infatti hanno il proprio rivestimento che viene “stirato” e cucito inchiodando direttamente la pelle alla struttura in legno e ciò impedisce qualsiasi tipo di sfoderabilità. Questo però non è affatto un sinonimo di carenza di qualità; Anzi!! I divani in pelle, così come quelli di Alta tappezzeria, per poter essere prodotti hanno bisogno di una capacità professionale nettamente maggiore rispetto ad un semplice divano sfoderabile ed è per questo che sia il materiale con cui è rivestito, che la sua specifica tipologia di costruzione fanno si che un divano di pelle abbia quasi sempre un costo più alto di quelli in tessuto ed un maggiore pregio. Ciò, fino a prova contraria, di solito significa “qualità”.