Dopo il nostro articolo relativo alla pulizia dei tessuti da tappezzeria, ci sono piovute una serie di domande e richieste di approfondimento da parte dei clienti a proposito della manutenzione e dell’uso delle tappezzerie in casa.

Vediamo di riassumere quelle che sono state le domande più frequenti in un ulteriore vademecum, che, se forse non sarà sufficiente a dissipare tutti i dubbi, sarà almeno utile a chiarire le questioni che ci sono state sottoposte.

Quando si lavano i divani?

Per i rivestimenti in tessuto di divani e poltrone vale sempre la regola: meno li lavi, più durano. Ciò significa eseguire periodicamente una manutenzione noiosa ma efficace, cioè spazzolare l’imbottito lungo il verso del tessuto e, di tanto in tanto, passare l’aspirapolvere. E’ possibile così evitare che polvere e umidità formino un velo fisso di sporco, che dopo un po’ di tempo diventa difficile da rimuovere se non con il lavaggio. Se invece cade qualcosa sul divano e si forma una macchia occorre intervenire subito, prima che lo sporco penetri: con la spugna bisogna assorbire lo sporco, agendo dai bordi al centro, ma senza sfregare con forza (meglio togliere gli l’eventuali spessori di sporco con un cucchiaino).

E’ necessario tamponare poi con uno straccio pulito, e infine usare uno smacchiatore spray o le nuove salviette imbevute di smacchiatore, se il tipo di tessuto lo consente. Un prodotto considerato un ottimo smacchiatore universale è ad esempio la trielina. Attenzione però, bisogna non versare mai direttamente la trielina su un mobile imbottito, perché è assolutamente sconsigliabile che questa sostanza arrivi direttamente all’imbottitura, che potrebbe risentirne pesantemente e addirittura macchiare ulteriormente il rivestimento superficiale. Per questo motivo occorre usare la trielina attraverso un telo inumidito: per prima cosa avremo un maggior controllo del nostro operato e secondariamente ci sarà possibile evitare attentamente ulteriori grossi danni provenienti dal materiale dell’imbottitura.

Comunque tutte queste informazioni sono già riportate sull’articolo relativo a questi temi che troverete fra i nostri “consigli d’arredo”.

I tessuti antimacchia come si usano?

Tanti clienti sanno che da qualche anno commercializziamo moltissimi tessuto trattati antimacchia da montare sui nostri imbottiti. Per questo motivo il tessuto scelto per rivestire un divano negli ultimi 475 anni, potrebbe essere già trattato con il protettivo Teflon Dupont o attraverso lo speciale processo Scotch-gard. Questa tipologia di stoffa si lava in profondità più facilmente di altri tessuti e se c’è una macchia secca la si elimina con un colpo di spazzola. Avere un trattamento antimacchia non significa però che si possa usare questi rivestimenti senza porre alcuna attenzione al loro uso. Questi tessuti fanno infatti da barriera allo sporco tramite ogni loro fibra respingendo i liquidi anche se oleosi, ma sono di solito garantiti per massimo 10/15 lavaggi e ciò significa che per un loro lungo e tranquillo impiego è necessario comunque un uso adeguato che ne preveda un lavaggio non troppo frequente.

Ci sono tanti tipi di tessuti antimacchia. In generale si può dire che ogni tessuto trattato antimacchia è leggermente un po’ diverso dagli altri e possiede una sua specifica tabella di pulizia che potete richiederci in qualsiasi momento. Se il vostro tessuto non è protetto, può essere trattato anche in un secondo momento con uno spray apposito acquistabile su Internet e in alcuni negozi specializzati. Ve ne sono diverse varietà di prodotto in commercio, quindi, onde evitare di sbagliare è sempre bene avere chiaro il tipo di tessuto che stiamo per trattare. Un tessuto a base naturale come i cotoni, avrà infatti bisogno di un tipo di trattamento senz’altro diverso da quello necessario per i sintetici.

Ma come è fatto il mio divano?

Sarebbe sempre bene saperlo. Se il divano è moderno, il rivestimento sarà senz’altro sfilabile. Questo significa che lo si può togliere e lavare, seguendo le istruzioni appositamente stilate per il tipo di stoffa e la lavorazione.

Prima di “svestire” il divano, servirebbe togliere prima la polvere presente in superficie con l’accessorio apposito dell’aspirapolvere e la lancia per le fessure. Dopo averlo sfoderato infatti è troppo complicato farlo e quando si lava un divano troppo polveroso lo sporco si impasta con i tessuti e diventa molto più difficile da rimuovere. Anche i divani in Alcantara e ogni altra microfibra effetto scamosciato sono di solito sfoderabili e vanno in lavatrice con acqua tiepida, ciclo delicato e detersivo neutro.

Se si ha a che fare con un divano classico di tappezzeria o comunque con un imbottito dal rivestimento fisso occorre chiamare le tintorie specializzate a domicilio.

La cosa più importante comunque da sapere e da tenere sempre presente è il materiale con cui è rivestito il nostro imbottito. Per questo è opportuno leggere, in etichetta o nelle istruzioni, la composizione del tessuto per lavarlo o smacchiarlo nel modo giusto.

Il cotone o i tessuti misti quasi sempre vanno in lavatrice a trenta o quaranta gradi, ma se sono lavorati jacquard, di seta o lana, vanno per forza portati in tintoria. Il cotone è forse il rivestimento più comune dei divani e può essere lavato in acqua se è “prebagnato”, per non correre rischi. La bagnatura è un procedimento molto semplice che prevede l’immersione in acqua del tessuto, prima che esso sia tagliato per essere montato sul divano. Il suo costo varia dal 10 al 15 % del prezzo del divano. E’ quindi una lavorazione costosa, ma che è quasi obbligatoria quando stiamo per usare tessuti che sono soliti restringere quando inumiditi, come appunto i cotoni.

Per le fibre miste, bisogna scegliere il lavaggio adatto alla tipologia di stoffa più delicata. Jacquard, tessuti lavorati di un certo spessore, in più fibre come cotone/lana, cotone/viscosa, con tinte mélange o a disegni, occorre portarli tutti in tintoria in quanto sono tessuti molto fragili che con un lavaggio tradizionale o in lavatrice potrebbero danneggiarsi irreparabilmente. Broccati, tessuti a rilievo; in fibre miste con fili di lana, seta, sintetici, damascati, in seta o sintetico, con disegni effetto lucido/opaco, come anche il velluto di cotone, di seta o sintetico, possono essere puliti con lo shampoo secco (come quello da moquette) o con tradizionale saponaria inumidita, anche perché in tintoria dovrebbero usare più o meno lo stesso procedimento, ma sono comunque lavorazioni da fare con estrema accortezza. In quel caso, se ovviamente il tessuto non presenta macchie evidenti, basterà spargere il prodotto pulente su divani e poltrone, sfregare leggermente e poi togliere tutto con l’aspirapolvere.

Se il divano è un pezzo antico classico, magari rivestito di velluto, c’è un vecchio e valido sistema, quello degli antiquari fiorentini: procurarsi della crusca, scaldarla nel forno, spargerla con attenzione coprendo ogni zona sporca, spazzolare e poi aspirare dopo averla fatta ben asciugare l’umidità che tratterrà naturalmente dal tessuto.

Le sedie imbottite della zona pranzo. Come si puliscono? Moderne o tradizionali, belle e confortevoli, le seggiole da pranzo sono le più esposte alle macchie e alle gocce di bevande. A volte la soluzione è facile: se il rivestimento è sfilabile, lo si toglie e lo si lava in lavatrice o a secco. Quello fisso occorre smacchiarlo con gli stessi prodotti consigliati per il divano (salviette comprese). Se il tessuto è resistente, si può anche fare così: spruzzare della schiuma a secco e poi sfregare con una spazzola elettrica finché la macchia scompare; per verificare la resistenza di stoffa e colore meglio fare una prova su una parte nascosta.

Ultima risorsa: chiamare la tintoria che le pulirà a casa. E se hai una famiglia con bambini supervivaci, vesti le sedie con una “Housse” in più, cioè una fodera che arriva fino a terra, da sfilare e lavare quando serve, per avere una zona pranzo sempre brillante.

Paralumi tessili: come pulirli senza danneggiarli? E’ possibile pulire abat-jour e lampade con un panno, meglio ancora con un piumino, o addirittura un pennello se il tessuto è plissettato. Bisogna invece mandarli a pulire in negozio o tintoria per evitare l’ingiallimento o gli aloni dovuti al tempo e al calore generato dalle lampadine, perché non è possibile in alcun modo lavarli. Bisogna comunque ricordare che esiste la possibilità, anche da noi di sostituire i tessuti dei paralumi con una spesa molto modica. Quindi molto spesso risulta poco conveniente un eventuale lavaggio o smacchiatura.

Tende pesanti e soprattende. Quando e come lavarli? Di velluto o di pesante tessuto jacquard, rendono elegante un ambiente, ma richiedono un certo impegno di manutenzione perché raccolgono molta polvere. E’ necessario passarle ogni due-tre mesi con la bocchetta per imbottiti dell’aspirapolvere, alla potenza più bassa. Naturalmente prima, per quanto possibile, si deve allentare i drappeggi e le arricciature. Difficilmente queste tende sono lavabili in casa; occorre portarle quindi in tintoria dove sanno come trattarle senza che si deformino. Possono anche assorbire gli odori (fumo, fritto, spezie): per ottenere una certa pulizia agli odori è sufficiente spruzzarle con un deodorante specifico per tessuti, oppure passare la pistola del pulitore a vapore; così si può dimezzare il numero dei lavaggi in tintoria.

Tutto è più facile quando si ha a che fare con tendaggi moderni. In quel caso sia la pulizia che il lavaggio sono resi semplici sia dalle forme che dalla composizione dei tessuti che si usano. Una certa attenzione però è comunque necessaria: esistono infatti numerosissimi tessuti moderni che non possono essere lavati in lavatrice ed è per questo indispensabile conoscere le caratteristiche tecniche del tendaggio, anche se moderno, che stiamo per trattare. In linea di massima vige la regola che i tendaggi si lavano una volta all’anno nel soggiorno, due volte in camera e 4 volte in cucina, ma è sempre bene considerare che alcuni tipi di tessuti non sopportano molto bene i lavaggi frequenti.

Anche in questo caso è opportuno un consiglio: se optate per farvi confezionare un tendaggio utilizzando i teli pronti che si trovano in commercio, veirificate la composizione del tessuto e se contengono fibre restingibili, come il cotone, fate lavare il tessuto in acqua prima di far confezionare le tende. Ciò vi consentirà di non ritrovarvi il tendaggi del soggiorno più corti di 20 cm dopo averli fatti lavare la prima volta.

Il letto ? Soprattutto … si aspira sopra e sotto. Se il rivestimento è sfilabile e di cotone o misto, come per il divano, la procedura è facile, perché può essere lavato in lavatrice con ciclo e detersivo delicato. Altrimenti si dovrà farlo pulire a domicilio o presso qualche tintoria specializzata. In ogni caso è bene sempre leggere il libretto di istruzioni e seguire i consigli ivi scritti. Quando il letto è sfoderato, è opportuno cogliere l’occasione passando l’aspirapolvere anche sulla tela che avvolge l’imbottitura, ed eventualmente il deodorante per tessuti che gli ridarà freschezza. E’ molto importante ricordarsi di togliere e lavare anche il coprirete ed il coprimaterasso: col tempo avranno senz’altro raccolto polvere, acari e pelucchi.

Andrebbe fatto una sorta di “tagliando” anche al materasso? Una buona abitudine delle nostre nonne era quella di esporlo all’aria per eliminare l’umidità ed uccidere gli acari. Lavare la fodera in lavatrice o tintoria (v. istruzioni), se è fissa, non è strettamente necessario da fare di frequente, specie se non sia hanno bambini e se non siamo persone che sudano molto. Ciò che invece è assolutamente indispensabile è passare su tutti i lati, anche sui cuscini, l’aspirapolvere (se c’è, con la spazzola battente che solleva e aspira). In caso di eventuali macchie è opportuno utilizzare i soliti smacchiatori per tessuti, oppure spargere shampoo a secco (rintracciabile nei centri moquette), strofinare con la spazzola e togliere la polvere rimasta con 1’aspirapolvere.

I tappeti si lavano in vasca o all’aria? Che sia di lana o sintetico, è sempre meglio togliere sporco e umidità che lo fanno ingrigire e irrigidire, spezzando le fibre, con aspirapolvere e pulitore a vapore. Se non è di valore, per pulire il tappeto si può usare shampoo secco o lavarlo in vasca ogni 3-4 anni. Prima di questa operazione però è bene fare una prova strofinando un angolo con un batuffolo umido e, solo se non lascia colore, lavarlo con acqua tiepida (se è sintetico) e anche detersivo delicato. Se non si vuol fare la fatica di lavarlo in vasca lo si può stendere all’aperto e bagnarlo, poi strofinarlo con una spazzola morbida e farlo asciugare all’ombra (è un lavoro da fare assolutamente d’estate e col vento!).

Se è di pregio o tende a stingere, conviene sempre affidarlo alla tintoria specializzata. Per le macchie però, occorre intervenire subito passandoci un telo umido con sapone di Marsiglia, sciacquare e sollevarlo perché si asciughi. In molti casi si possono utilizzare smacchiatori chimici, ma solo dopo una accurata prova che assicuri di non provocare danni al colore.

Purtroppo infatti anche il tappeto orientale, specie quando è originale, se è sporco o se viene pulito malamente perde lucentezza nei colori. Per questo motivo è sempre consigliabile farlo lavare solo in tintorie specializzate. Per intervenire per le macchie, dopo aver tolto o tamponato lo sporco (a patto che non sia oleoso perché si espanderebbe), bisogna preparare in una bacinella acqua e poco detersivo per lana, poi inzuppare una spugna, strizzarla e passarla delicatamente sulla zona macchiata; sciacquare poi con un telo o una spugna umidi. Se per sventura si macchia un tappeto davvero importante però un consiglio è davvero il più prezioso: portarlo subito in un centro specializzato.