Il semplice esame della pianta di una casa ci permette di indovinare il genere di vita che vi conducono, sia dal punto di vista familiare che sociale, le persone che vi abitano. Questo principio, che gli archeologi hanno trasmesso agli storici, ha permesso lo studio dell’evoluzione del comportamento umano durante i secoli. E’ chiaro che non è la strutturazione dello spazio architettonico a influenzare il comportamento o la mentalità delle persone che abitano una data casa; semmai è vero il contrario, cioè che l’opera del progettista è spesso influenzata dalla posizione sociale del tipo di persona che dovrà abitare gli spazi che sta ideando. Ma è anche vero che la struttura architettonica dello spazio in cui viviamo e la sua distribuzione d’uso -soprattutto ai giorni nostri – possono avere conseguenze psicologiche molto importanti.

Quanto si è scritto e discusso, ad esempio, a proposito della “Città Radiosa” di Le Courbusier, a Marsiglia, e sui problemi dei grandi blocchi di abitazioni private! La ricerca dell’intimità è un problema relativamente recente, tanto più esasperato quanto più aumentano le proporzioni degli agglomerati urbani. D’altra parte vediamo che la nozione di “comfort” si evolve continuamente. Nel passato il comfort era rappresentato da stanze immense, soffitti altissimi e arredi sontuosi, in contrasto con abitazioni misere, piccole, basse e buie come topaie. Soltanto agli inizi del XVIII secolo gli architetti cominciarono ad affrontare il problema della distribuzione logica dello spazio. L’idea si fece strada presto. Il caso del castello di Champs, costruito agli inizi del XVIII secolo, segna una data importante perché afferma il principio che lo spazio interno di un edificio può anche non seguire l’andamento della facciata esterna. In questo palazzo appaiono i primi salotti, le camere da letto con locale da toilette annesso, e la circolazione tra le stanze che è concepita in modo originale: anticamere, saloni e gallerie di rappresentanza sono fiancheggiati da locali di disimpegno, in modo da concedere maggior libertà di movimento alle persone che occupano i vari ambienti. In epoca moderna le case sono state concepite in modo sempre più logico, secondo uno schema di ripartizione funzionale, scientificamente studiata. L’architetto, oggi, si preoccupa che ogni stanza sia ben orientata e aerata; che sia possibile riscaldarla e raffreddarla con poca spesa, e infine recupera tutto lo spazio possibile utilizzandolo per i servizi e il disimpegno. In passato la disposizione e la distribuzione delle stanze era alquanto arbitraria. Oggi, invece, si è costretti a progettare abitazioni dalle dimensioni sempre più contenute ed è quindi necessario pensare a dare ad ogni attività svolta in casa la propria zona specifica: e questo non soltanto per la necessità di sistemare logicamente le condutture idriche e le tubature di scarico, ma soprattutto per dare alle varie parti dell’abitazione una fisionomia ben distinta che sia possibile negli spazi a disposizione.

Vediamo adesso i più comuni schemi di divisione e utilizzazione degli spazi interni residenziali:

Schema indifferenziato

Nelle case di una volta non esistevano troppi problemi di spazio e, tra l’altro, le stanze risultavano spesso intercambiabili quanto a destinazione d’uso; praticamente era il mobilio che segnava le differenti attività a cui erano destinate. Poteva capitare che cambiando il proprietario della casa, quella che prima era una camera da letto, diventasse in un secondo momento il soggiorno o magari lo studio. Accadeva anche che la sistemazione di tutto un alloggio venisse trasformata da capo a fondo senza che ci fosse bisogno di abbattere neppure una parete divisoria. Questo “modus operandi” dopo qualche tempo fu modificato in maniera che fossero costruite case molto più “progettate”, in cui ogni ambiente veniva specificatamente studiato in ogni sua componente, dall’arredo alle murature, dagli infissi alle suppellettili, esattamente per l’uso e lo scopo per cui esse erano concepite. Oggi, gli architetti tendono di nuovo a studiare soluzioni che lascino a chi vi abita una certa libertà di scegliere e cambiare la destinazione d’uso di alcune stanze. Nella concezione moderna dell’arredo e dell’architettura d’interni, se le varie zone di un appartamento sono ben concepite, è possibile non porre troppi limiti alle scelte personali e nello stesso tempo non sacrificare nessuna delle tante comodità odierne.

Schema rigido.

Nonostante le cose siano abbastanza cambiate ultimamente, come abbiamo detto, la sistemazione interna delle abitazioni a “schema fisso” è a tutt’oggi la soluzione più comune da trovare nelle nostre case. Essa rispecchia infatti ancora esattamente i rapporti che devono essere stabiliti tra l’esigenza di economia di spazio e il comfort così come era inteso qualche decennio fa. Nelle case dotate di questo schema, una volta superata la porta d’ingresso si incontra una sorta di stanzetta, il più delle volte chiamata “disimpegno”, che funge da nodo centrale per gli accessi separati di soggiorno, cucina e più defilatamente della zona notte. Questo schema, così di moda in Italia negli anni dal ’55 al 1980, consentiva un grandissimo rispetto degli spazi vitali contenuti nei differenti ambienti, ma era il più delle volte, bloccato e irremovibile, tanto da rendersi insopportabile per chi, negli anni subito successivi, ha pensato bene che vi fosse necessità di eliminare quelle nette separazioni in nome di una più congrua utilizzazione dello spazio.

Schema aperto

Ultimamente nelle case nuove invece l’ingresso (anticamera o disimpegno) che una volta introduceva a tre zone ben distinte: zona notte (camere, bagno. guardaroba), zona giorno (pranzo. soggiorno e studio) e cucina, adesso non esiste più e al contrario vi sono stanze d’ingresso “uniche” che racchiudono in se anche l’utilizzo di soggiorno, salotto e molto spesso anche di cucina. A prima vista questo schema offre il vantaggio di sfruttare al massimo ogni metro quadro disponibile, ma con l’andar del tempo ci si accorge che una tale divisione dell’appartamento determina una strutturazione artificiosa dello spazio, in cui a volte i singoli componenti della famiglia non riescono a utilizzare e neppure a percepire un proprio preciso ambiente vitale all’interno di questa sua “indivisa” globalità. La divisione in zone non appare qui, in questo caso, così netta come nell’esempio precedente, anche se è sempre evidente un certo “tentativo formale” di salvaguardare l’indipendenza delle stanze. Camere da letto, bagni e guardaroba restano per lo più raggruppati; ma tutto lo spazio restante è articolato molto fluidamente. Talvolta capita che, per economia di spazio, il soggiorno dia accesso alla cucina e alla camera da letto, che a sua volta dà nel bagno; una simile soluzione può andar bene solo per uno scapolo o per una coppia senza figli. Il soggiorno come centro della casa (idea a volte non molto apprezzata perché distrugge l’indipendenza delle altre stanze essendo, esso stesso, un passaggio obbligato) è tuttavia una soluzione che presenta ben più di qualche vantaggio. È possibile cioè beneficiare della luce di finestre poste su lati diversi e già questo rende l’ambiente in qualche modo più animato e più gaio, oltre che più luminoso. La bipolarità della stanza di soggiorno facilita la coesistenza armoniosa di gruppi diversi, quello degli adulti insieme a quello dei ragazzi. Essa inoltre permette di creare angoli riservati alla conversazione o alla lettura, e di sistemare convenientemente il televisore. Così il soggiorno diventa effettivamente il luogo d’incontro di tutta la famiglia e la vita in comune acquista il suo vero significato.

Criteri generali per l’organizzazione dello spazio

Dopo aver adottato il principio di suddividere lo spazio in zone indipendenti, e con obbligo di adibire ogni stanza a un determinato uso, è apparso chiaro che guadagnando in ordine e precisione si era perduta la libertà di organizzare lo spazio, personalizzandolo al di fuori degli schemi imposti. Infatti, la divisione di un alloggio in zona notte e zona giorno nettamente separate, risponde davvero a delle esigenze reali? O non è piuttosto frutto di abitudini e pregiudizi ereditati dal passato? Talvolta questa divisione si impone per ragioni pratiche, ad esempio nel caso di una famiglia numerosa: i problemi di ordine e pulizia risultano molto semplificati. Lo stesso dicasi nel caso che si debba isolare un malato, la cui tranquillità va rispettata. Trattandosi invece di una moderna famiglia tipo, con uno o due figli al massimo, tutte queste considerazioni perdono un po’ il loro valore: lo spazio può essere articolato agevolmente anche garantendo ad ognuno la possibilità di conservare la propria indipendenza.

Una volta le case erano divise nella zona cosiddetta di rappresentanza e quella riservata all’intimità familiare. Soggiorno, sala da pranzo e biblioteca erano ben separati dal resto dell’appartamento. Anche il mobilio era molto differenziato: i letti di ferro, l’angolo con il lavabo nascosto da un paravento, lo spettacolo pittoresco ma anche disordinato della cucina, erano gelosamente celati allo sguardo del visitatore. Oggi non è più così: i mobili di tutte le stanze tendono a uniformarsi. Gli armadi della cucina e del guardaroba, gli scaffali del bagno e della libreria, non sono forse concepiti secondo il medesimo principio e spesso realizzati con materiali quasi identici? Hanno tutti la stessa linea semplice e funzionale. Il letto assomiglia a un divano ed è così ben inserito nell’arredamento complessivo, da passare quasi inosservato, cosa che non accadeva con i letti di una volta. Oggi perfino gli apparecchi igienici hanno uno stile semplice eppure elegante che ben si accorda con il tono generale della casa. I progressi realizzati in fatto di aerazione artificiale e di illuminazione artificiale, o anche di isolamento acustico che attenua i rumori prodotti all’interno di un appartamento, ci permettono di aprire agli estranei qualsiasi locale: la cucina, ad esempio, che è divenuta quasi un prolungamento della sala da pranzo o il suo sostituto, e persino la stanza da bagno, quando questa, per le sue dimensioni, possa essere attrezzata con apparecchi per la ginnastica e il relax.

Locali ben organizzati

La sala da pranzo: è buona cosa che sia accanto alla cucina, ma questo vantaggio non sempre si può spingere al punto di riunire le due stanze e farne una sola. Si potrà farlo se la cucina è molto luminosa e ha spazio per contenere un tavolo abbastanza isolato dal resto. Avere i fornelli e il lavello a portata di mano sono senza dubbio molto comodi per la padrona di casa, ma sarebbe opportuno evitare che siano esposti alla vista di chi sta pranzando, specie quando si è ospiti. Una qualsiasi separazione mobile (porta scorrevole, ad esempio) ovvierà all’inconveniente. La soluzione di far passare le vivande attraverso una finestrella praticata nel muro che divide la sala da pranzo dalla cucina non è molto elegante e oltre tutto è anche sorpassata. Ottima cosa, invece, che la stanza dove giocano i bambini sia non troppo distante dalla zona cucina-pranzo: la padrona di casa potrà così accudire ai fornelli o restare con gli ospiti senza lasciare i bambini del tutto abbandonati a se stessi. La camera da letto: ci impone di scegliere tra due soluzioni che dipendono entrambe dalle dimensioni dell’appartamento e dal genere di vita che vi si conduce: le camere cioè possono essere concepite come camere salotto o cellette per dormire. Le camere abbastanza ampie (tra i 12 e i 20 mq.) possono diventare un annesso del soggiorno se l’arredamento delle due stanze è alquanto omogeneo; così le porte resteranno aperte per tutta la giornata creando uno spazio pienamente godibile. Bisognerebbe tuttavia che le camere salotto fossero accessibili senza bisogno di passar dal soggiorno. La camera “celletta” può essere ridotta al minimo, sia nei confronti dello spazio nei confronti dell’arredamento: la sua funzione essenziale è di permettere il sonno, il riposo. e l’isolamento. Sarà bene però che le stanze di questo tipo siano vicinissime al bagno, che in questo caso potrebbe anche fungere da spogliatoio.

Divisione funzionale dello spazio

L’uso sempre crescente di apparecchiature a blocco unico (in cucina, ad esempio) e di mobili di servizio o disbrigo integrati nell’architettura stessa, ha modificato l’organizzazione e l’utilizzazione dello spazio abitabile. I mobili già considerati indispensabili in ogni camera da letto, tendono a scomparire del tutto (comò, armadio, eccetera). Nel bagno sono raggruppate tutte le attrezzature igieniche e nei vani di disimpegno trovano la loro sistemazione i mobili di servizio, quando non ci siano già armadi a muro. In tal modo le altre stanze dell’appartamento non hanno più bisogno di essere affollate di mobili o ingombre di apparecchiature come stufe e lavandini, oggi razionalmente centralizzate e raggruppate. Se la vita quotidiana è considerevolmente semplificata, l’ambiente ne guadagna in quanto a unità e armonia. Le attrezzature, in particolare il blocco cucina e il blocco bagno, condizionano l’organizzazione dello spazio e la distribuzione delle stanze, secondo che siano installati in posizione periferica o centrale rispetto alla pianta dell’appartamento stesso. Quando sono installati al centro dell’appartamento, tutte le altre stanze gravitano intorno a queste due. I blocchi destinati a mobili di servizio sono o incassati nel muro o sistemati contro le pareti dei corridoi o in altri vani di disimpegno, o, in un ampio locale di disbrigo. Talvolta, soprattutto in caso di mobili componibili, possono servire a dividere in due una stanza molto ampia o ad articolarne lo spazio, dato che sono spostabili e spesso anche decorativi.

Ripartizione dello spazio secondo criteri logici

Un appartamento non può dirsi ben riuscito se le sue dimensioni, la ripartizione logica delle stanze e il complesso delle attrezzature, non corrispondono ai bisogni effettivi, numerosi e spesso contraddittori di tutti i membri della famiglia. La convivenza di bambini, adolescenti e adulti crea numerosi problemi che non è facile risolvere se lo spazio non si presta. È normale che i genitori desiderino riservarsi un certo spazio, soprattutto se il loro lavoro si svolge parzialmente oppure – come per la casalinga – completamente in casa. Ma anche i ragazzi hanno bisogno di un ambiente tutto per loro dove giocare, studiare, o anche guardare la televisione, senza il rischio di disturbare i genitori. La maggior parte degli alloggi moderni non permette soluzioni eleganti di questo problema: spesso i ragazzi si trovano costretti in un ambiente che per le sue dimensioni non è per nulla adeguato allo svolgimento delle molteplici attività infantili. Per il benessere dei ragazzi e per il loro sviluppo ci vorrebbe una seconda sala, un vero e proprio soggiorno a loro riservato e non già una camera supplementare. Per risolvere questo problema possiamo tenere presente qualche regola pratica o per meglio dire formulare delle ipotesi che contemplino un po’ tutte le eventualità.

Nell’appartamento esiste un ambiente che può essere riservato ai ragazzi e abbastanza vasto per ricavarne delle camerette (le cellette cui abbiamo accennato) nonché uno spazio comune in cui possano giocare e studiare. Esiste, invece, un locale di disimpegno (corridoio o anticamera) abbastanza ampio perché i ragazzi lo usino a scopi ricreativi. La loro camera da letto sarà invece riservata esclusivamente al sonno e allo studio. Se la camera dei genitori è abbastanza ampia si potrebbe arredarla stile soggiorno e trasformare il soggiorno vero e proprio in stanza dei giochi per i ragazzi. Nell’appartamento esiste una stanza cosiddetta tuttofare, di solito adiacente alla cucina, con funzioni di guardaroba, stanza da lavoro per la mamma, eccetera. Qui i ragazzi possono giocare, studiare, cenare da soli se i genitori hanno ospiti a tavola, o ricevere gli amici. • Il soggiorno, talvolta,’ è ‘molto grande dal punto di vista della superficie, ma più sviluppato in lunghezza che in larghezza. Si potrebbe quindi, con degli elementi divisori funzionali, ricavarne due spazi separati. Uno di questi può essere dedicato completamente ai ragazzi durante le ore diurne: sistemandovi l’apparecchio televisivo potrà diventare il luogo per le serate più distensive. È chiaro che la soluzione ideale sarebbe un appartamento con due soggiorni. La padrona di casa avrà l’appartamento sempre in ordine e potrà organizzare nel modo più semplice e razionale la stanza dedicata ai ragazzi. Essi possono dedicarsi al gioco o allo studio senza disturbare e senza essere disturbati. Da quanto detto risulta chiaramente che non ha più ragion d’essere la divisione tradizionale in zona giorno e zona notte, in zona di rappresentanza e camere dedicate più specificatamente alla vita intima della famiglia. Ma parlare di spazio più articolato, spazio fluido e spazio aperto, non indica necessariamente che per ottenere l’illusione di una maggiore ampiezza si debbano sacrificare determinate esigenze funzionali. Certe soluzioni portano solo alla confusione e al disordine con riflessi catastrofici nei confronti della «privacy» individuale che invece deve essere sempre rispettata. Il vero spazio aperto si avrà in una organizzazione ambientale che tenga conto accuratamente sia’ dell’importanza anche educativa, della vita in comune, sia del dovere-diritto al rispetto della personalità. Sarebbe infatti molto penoso se l’attività professionale e sociale dei genitori ostacolasse il libero sviluppo del bambino e dell’adolescente. Altrettanto spiacevole sarebbe il caso contrario: e cioè che l’attività professionale di uno dei membri della famiglia fosse ostacolata dalla mancanza di tranquillità e isolamento. Ognuno di questi problemi potrà essere risolto in modo estetico e funzionale via via che lo spazio viene organizzato. Non si può pretendere di alterare la struttura essenziale dell’appartamento, anche se consegnato .allo stato grezzo; si possono richiedere all’architetto solo quelle migliorie e trasformazioni che rispettano le strutture di base, cioè i principi stessi che informano la funzionalità dell’edificio.

Lo schema tradizionale

Tutto è’ possibile invece quando si voglia dotare un alloggio di tutti i perfezionamenti che sembrano più adatti a renderlo confortevole: abbiamo già visto, infatti, tutte le infinite risorse del progresso tecnico nei confronti di isolamento termoacustico, impianto di illuminazione, sistemi per eliminare odori, umidità, eccetera. Abbiamo anche visto che l’introduzione di armadi a muro, scaffalature chiuse, monoblocchi di apparecchiature, unitamente a uno stile più unificato per tutti i mobili di una stessa casa, permettono di usufruire di uno spazio molto più vasto e di creare una cornice ambientale armoniosa che addolcisce le differenze tra le diverse destinazioni dello spazio. È assolutamente necessario salvaguardare l’indipendenza totale del settore servizi igienici che deve essere ben distanziato dai locali dove si svolge l’attività. della vita in comune o si ricevono gli amici. Le camere da letto, sia dei genitori che dei figli, dovrebbero essere indipendenti anche se può essere piacevole utilizzarle come un prolungamento della stanza di soggiorno: perché capita anche che una persona abbia bisogno di riposare più a lungo, o sia indisposta o debba applicarsi a un lavoro che richiede concentrazione. Va da sé che la zona riservata ai pasti non deve essere troppo distanziata dalla cucina: una cosa del genere avvelenerebbe la giornata della padrona di casa. Da ricordare inoltre che un gruppo familiare non ha una struttura immutabile nel tempo. I figli crescono e propongono problemi sempre nuovi. I bisogni della prima infanzia sono assai diversi da quelli dell’adolescenza. Basterebbe questa considerazione a giustificare la necessità di riorganizzare lo spazio e trasformarlo con una certa facilità, vista anche la lunga permanenza dei figli in casa. . Via via che il nucleo familiare si avvia a diventare composto da soli adulti -quando cioè i figli non richiedono più sorveglianza costante -la parte di autonomia rivendicata sia dai giovani che dai genitori diventa sempre più ampia e fondamentale. Si vedrà che un appartamento è “ben riuscito” quanto più la sua architettura originaria , lo renderà adatto a subire le trasformazioni successive. imposte dall’evoluzione della famiglia che vi abita.

Da questa cornice della vita familiare, da questo spazio aperto, dipende tutta un’arte di vivere e quindi anche la felicità delle persone che dovranno restare insieme. È nell’ambiente domestico che, bene o male, i caratteri si formano, si incontrano e si scontrano, o si adattano. Ciascuno può trovarvi la pace e il calore umano e la distensione di cui ha bisogno, a patto che lo spazio sia concepito in modo da permettere lo sviluppo armonioso della famiglia. È per questo che bisogna dare tanta importanza alla sua organizzazione. La divisione tradizionale in zona giorno e zona notte garantisce a ogni componente della famiglia una buona indipendenza, ma a discapito dell’economia di spazio e anche della vita in comune. Oggi, nella convinzione di poter ovviare ad entrambi gli inconvenienti, l’appartamento viene spesso concepito stanza una divisione troppo obbligante. Parlando di spazio aperto sarà bene tuttavia riflettere che sarebbe meglio dire « polivalente », cioè utilizzabile dalla totalità del nucleo familiare ma con garanzia di ricavarne, all’occorrenza, quello spazio « privato» dal quale non si può prescindere mai. Le barriere fisiche si possono ‘creare con una sapiente disposizione dei mobili, pareti scorrevoli ed altri accorgimenti. Ma oltre che fisiche, le barriere possono essere anche psicologiche: è importante tenere conto che per assicurare ad ognuno la possibilità di isolarsi liberamente -non sempre è necessaria una divisione materiale. Lo stesso risultato può essere ottenuto anche in modo puramente simbolico. Se, per esempio, capita di dover ricevere gli amici, lo spazio cosiddetto comune non avrà bisogno di essere rigidamente circoscritto per l’occasione: basterà farlo con alcune piccole astuzie, come ad esempio una certa illuminazione che lascerà per così dire in secondo piano le zone destinate alla vita privata. Gli ospiti potranno godere della percezione di uno spazio molto articolato senza tuttavia invadere materialmente le parti che non sono destinate all’attività di quel preciso momento. A meno che, naturalmente, il padrone o la padrona di casa non lo desiderino in maniera esplicita.

Modificazione e adattamento dello spazio per le esigenze di tutta la famiglia

È molto raro, purtroppo, che un appartamento corrisponda subito e totalmente alle esigenze di una famiglia, sia dal punto di vista delle dimensioni, sia da quello dell’organizzazione dello spazio. Non è raro il caso che la nascita di un secondo figlio costringa la famiglia a traslocare in un nuovo alloggio, perché il vecchio appartamento, al quale erano tuttavia affezionati, non si presta a soluzioni evolutive. Non sempre ci si può lamentare di una vera e propria mancanza di spazio; molto spesso è la distribuzione delle stanze che impedisce qualsiasi adattamento alle nuove circostanze create dal numero dei figli, o anche semplicemente dal fatto che essi stanno crescendo in età. Talvolta problemi del genere si pongono perché sono cambiate le condizioni di lavoro del padre o della madre comunque si tratta, per lo più, di allargare una stanza o di rimpicciolire quella troppo grande, in modo che «salti fuori» l’ambiente più adatto al bisogno o un « doppio servizio ». :È evidente che la soluzione ideale sarebbe quella di poter sottoporre all’architetto il quadro completo dei propri desideri in relazione agli eventuali bisogni futuri. ma ciò implica una chiara coscienza di come sarà quel futuro. L’architetto, chiamato a risolvere problemi non contemplati dalla struttura originaria dell’appartamento, può trovarsi di fronte a casi molto imbarazzanti e a un vero e proprio rompicapo quando l’appartamento in questione faccia parte di un condominio. Le strutture portanti non si possono alterare in nessun modo, e non si possono neppure spostare i condotti di scarico centralizzati; è bene perciò che al momento di acquistare o prendere in affitto un nuovo alloggio, siano ben esaminate le possibilità di trasformazioni, anche future.

Appartamenti trasformabili: una soluzione «aperta»

Sono quelli in cui l’architetto ha ridotto al minimo le strutture portanti. Qui sarà possibile ridimensionare lo spazio abbattendo un certo numero di pareti. :È facile che questo accada nelle case molto vecchie (dove la strutturazione dello spazio è sempre meno rigorosa) e naturalmente negli appartamenti ultramoderni, concepiti in modo da poter articolare lo spazio con tra- mezzi mobili o pareti divisorie di poco peso. Bisogna tuttavia ammettere che non esistono appartamenti che concedano libero tà assoluta di trasformare lo spazio: c’è sempre l’obbligo di rispettare alcuni punti fissi. D’altronde un appartamento con volume «estensibile» a volontà non può essere altro che un edificio completamente isolato o meglio ancora un padiglione costruito nel bel mezzo della campagna. Una volta ottenuto lo spazio da ristrutturare, si può ricorrere a una serie di accorgimenti che ne facilitino la nuova ripartizione: il tramezzo vero e proprio o in elementi prefabbricati, la parete scorrevole su guida metallica, la parete a fisarmonica, mobili componibili o anche dei semplici paraventi. Quanto più l’appartamento è di vecchia costruzione, tanto più ci troveremo di fronte a uno spazio indifferenziato. Il più delle volte l’anticamera è molto ampia e leggermente eccentrica rispetto alle altre stanze: essa serve d’accesso alle camere, al soggiorno, stanza da pranzo, servizi, eccetera, che sono disposti a ventaglio. A volte l’anticamera stessa funziona da salotto o da soggiorno. Qui la connessione tra le diverse zone può presentarsi complessa, ma si potrà arrivare a soluzioni adatte ai bisogni personali: sacrificando una stanza di minor conto sarà possibile ricavare un locale di disimpegno e una zona «cuscinetto ». Infatti questi vecchi appartamenti presentano il vantaggio di una certa abbondanza di spazio che chiede solo di essere organizzato più razionalmente. La prospettiva è interessante: ottenere uno spazio ben ripartito conservando però quell’aspetto particolarmente gradevole delle vecchie case di un certo respiro.

Negli alloggi moderni, anche nel caso in cui sia possibile abbattere qualche parete, la gamma delle possibilità è certamente assai ristretta. Lo spazio, originariamente diviso con parsimonia, è già un limite; le condutture, gli scarichi e certi pilastri portanti complicano ulteriormente le cose. Oggi, in un’epoca in cui il terreno edificabile costa molto, bisogna sfruttare il più possibile razionalmente lo spazio a disposizione. Da ciò la tendenza dell’architettura moderna verso « lo spazio aperto », che richiede uno studio rigoroso dell’organizzazione funzionale delle varie parti dell’alloggio, senza tuttavia trascurare l’aspetto estetico. Se l’architetto è dotato di fantasia e buon gusto, anche un appartamento piccolissimo può diventare pienamente godibile. Ed è forse il caso di chiedersi se -con la miniaturizzazione di tutte le attrezzature l’appartamento del futuro non finirà per assomigliare a una capsula spaziale. Non rimetteremo qui in discussione la teoria secondo la quale un appartamento è tanto meglio organizzabile quanto più è di dimensioni ridotte. Si può ben dire invece che i progressi tecnologici e i nuovi concetti di distribuzione razionale dello spazio non giustificano affatto che si debba vivere in appartamenti di dimensioni ridotte. La vera comodità e la vita felice comporteranno sempre il piacere di una superficie abitabile sufficiente. Sembra un paradosso, ma, a forza di voler creare più spazio, molto spesso gli architetti hanno perduto il vero senso dello spazio, escogitando soluzioni che possono definirsi meschine. Le Courbusier, invece, aveva saputo recuperare perfettamente in favore del soggiorno la superficie sottratta ai servizi, calcolandoli nel modo migliore.

Meno muri.. almeno dove è possibile

Quali sono le possibilità di trasformazione in un appartamento in cui le strutture portanti sono ridotte al minimo? Abbiamo già visto che sono limitate soltanto dalla necessità di non spostare il bagno e la cucina (data la sistemazione centralizzata di condutture e sfoghi). Se questi blocchi inamovibili si trovano al centro dell’appartamento, potrete scegliere la soluzione a ventaglio. Se questo non è il vostro caso, le possibilità di trasformazione si accrescono notevolmente. È inutile sottolineare che, avendone la possibilità, sarebbe meglio limitare l’uso dei muri divisori già fin dalla prima sistemazione dello spazio, cioè quando l’appartamento è ancora in pianta: usare, al posto di una parete, un «mobile-tramezzo » studiato in modo da essere utilizzabile eventualmente da entrambi i lati. In linea generale quando si vuole « aprire lo spazio », si considerino come strettamente necessarie soltanto le pareti che circoscrivono il bagno, la cucina e le camere da letto: per tutto il resto sarà meglio affidarsi ai mobili cosiddetti «separatori» che possono andare dal pavimento fino al soffitto o anche arrestarsi a mezza altezza.

Quest’ultima soluzione ha il vantaggio di non appesantire l’ambiente. Per esempio, se si vuole avere una sensazione di spazio nel soggiorno si può abbattere il muro che lo separa dal locale d’ingresso e sostituirlo con uno dei mobili cui abbiamo accennato o anche con un grande paravento o con uno schermo di piante da appartamento, molto folte. La barriera così creata avrà il vantaggio di differenziare lo spazio senza dividerlo: cioè, tutti i vantaggi di un tramezzo senza averne i difetti. Scegliendo la soluzione del « mobile-schermo» si potrà anche usufruire di un altro vantaggio: un mobile sfruttabile su due o anche tre lati, con scaffali, antine, cassetti. eccetera. Desiderandolo, il mobile può essere utilizzabile addirittura su quattro lati: basterà disporlo in modo da renderlo accessibile da tutte le parti. Questa soluzione può servire in molti altri casi: dato che i muri non costituiscono più l’elemento divisorio per eccellenza, impiegheremo questo sistema per dividere due locali, per isolare un angolo particolare, per creare dei disimpegni eleganti o per articolare lo spazio in modo non definitivo. Preciseremo ancora: il paravento separa, ma non isola; il «mobile schermo» non isola, ma riesce a delimitare due spazi destinati ad attività diverse; il mobile a mezza altezza nasconde i due spazi in questione, ma non li separa affatto; un divisorio più sottile, come una parete a fisarmonica, permette all’occorrenza di creare uno spazio chiuso, senza tutta-. via isolare acusticamente le due parti cosÌ frazionate.

Il soggiorno

Le sue dimensioni variano secondo il numero delle persone componenti il nucleo familiare, e, naturalmente, secondo la quantità di spazio riservata alle zone più private. Tutto dipende dal genere di vita che si conduce in famiglia.’ Se le camere da letto sono abbastanza ampie per potervi sistemare uno scrittoio, se la camera dei ragazzi è sufficiente per il riposo, i giochi e lo studio, il soggiorno non avrà bisogno di  essere molto ampio: non sarà più la stanza principale e più importante per la vita in comune e non ci sarà bisogno di arredarla in modo particolare.

La camera dei ragazzi

Se la camera dei ragazzi non supera i 9 mq. di superficie, sarà senz’altro insufficiente ad ospitare due fratelli, soprattutto se sono di sesso diverso. In linea di massima bisogna calcolare almeno 8 mq. per un figlio e almeno 12 mq. per due. Queste dimensioni vanno aumentate il più possibile se, come spesso succede, la stanza deve servire non solo per dormire, ma anche per studiare e per giocare. Siccome gioco e studio sono molto importanti, la soluzione ideale sarebbe quella di poter disporre di un altro ambiente per queste attività; questa è una possibilità che gli appartamenti moderni non sempre permettono. Molti genitori, invece, preferiscono che i ragazzi svolgano i compiti di scuola nella loro camera, dove forse sono più isolati. Comunque, è bene che, almeno il gioco si svolga in un ambiente diverso dalla camera da letto, a meno che non si abbia la fortuna di disporre di un giardino.

La stanza degli svaghi

L’arredamento di questa stanza -nel caso che esista già o si voglia crearla -deve adeguarsi al bisogno di spazio per i giochi infantili, ma anche soddisfare esigenze diverse. Possiamo installarvi un divano che diventerà un letto di fortuna in caso di malattia, o per un eventuale ospite. Una stanza ideale -dove si possa installare il pianoforte se i ragazzi si dedicano alla musica -dovrebbe essere di almeno IO o 12 mq.

La cucina Abbiamo già prospettato l’ipotesi che la cucina sia attigua alla stanza da pranzo e con essa comunicante. Talvolta però la cucina è così piccola che si è obbligati ad usare sempre la stanza da pranzo, che dovrà perciò esser riassettata più volte al giorno. Sarebbe dunque augurabile che la cucina potesse sempre ospitare un tavolo sufficiente per tutta la famiglia, anche se numerosa. In questo caso anche lo spazio dovrebbe essere sufficiente a permettere una certa libertà di movimenti alla padrona di casa. Se così non fosse, invece di realizzare una semplificazione del servizio si otterrebbe un maggior disagio. Le dimensioni minime dovrebbero variare tra i 9 e i 12 mq. Gli appartamenti non trasformabili Quando si ha una distribuzione assai rigida delle stanze non si possono pretendere grandi trasformazioni e tanto meno il cosiddetto «spazio aperto ». L’unica possibilità consiste nel cambiare la destinazione delle stanze e rassegnarsi ad adattare il proprio modo di vivere alla topografia dell’appartamento. In questo tipo d’alloggi i muri, almeno nove volte su dieci, sono muri maestri: è il caso delle abitazioni molto vecchie, ma anche dei moderni alloggi prefabbricati che sono sempre più numerosi. Le vecchie abitazioni e le case prefabbricate Nelle case vecchie le stanze sono disposte, tutte in fila, ai lati di un corridoio o su un solo lato. Questo corridoio serve da disimpegno per ogni locale, con i servizi verso il fondo. La cosiddetta zona di rappresentanza, in molti casi è più valorizzata della zona privata, spesso male orientata. Mentre la sala per ricevere è luminosa e ampia, le camere sono normalmente piccole e buie. Una disposizione del genere impedisce qualsiasi modifica: lo spazio sarà sempre inesorabilmente statico. L’unico espediente adottabile è quello di non ingombrare le stanze di mobili inutili.

Pressappoco la stessa cosa succede nelle case prefabbricate (con muri maestri anche per dividere le stanze). Di solito esistono dei grandi armadi a muro, ma il bagno e la cucina si trovano al centro dell’alloggio: e così la rigida divisione in zona giorno e zona notte sarà difficile da modificare.

Le abitazioni su due piani

In queste pagine non abbiamo ancora preso in considerazione il caso di alloggi a due piani. Abbiamo cioè limitato l’esame di un appartamento al modello più comune nelle case moderne, ma anche in certe case di vecchia costruzione, dove l’alloggio di ogni famiglia si sviluppa su un unico piano. Nel caso di abitazioni articolate su due piani diversi è praticamente impossibile giocare con lo spazio, in quanto le zone specifiche giorno-notte sono già ben definite dalla presenza delle scale. Esistono comunque soluzioni originali anche in questi casi. Ci sono, per esempio, degli appartamenti che raggruppano tutte le camere al piano superiore: queste si affacciano su un ampio ballatoio o addirittura su una loggia che segue il profilo di due, tre o anche di tutti e quattro i lati della stanza sottostante. Questa grande loggia dà su un’enorme soggiorno, il tutto concepito un po’ come uno studio da scultore. Sotto il pavimento di questa loggia-soppalco si possono sistemare altre stanze, più o meno suddivise: cucina, studio-biblioteca, camera degli ospiti. angolo per sistemarvi gli apparecchi audiovisivi. Questo tipo di architettura permette di vivere in maniera anticonformista… ma disgraziatamente tali possibilità si acquistano soltanto a peso d’oro. Si potrebbero realizzare soluzioni più accessibili ispirandosi agli esempi dati da architetti come Le Corbusier, che si ispirano al principio di permettere “agli uomini di «abitare veramente» la loro casa e alla casa di tornare ad essere 1’« ambiente umano » per eccellenza. Egli crea una unità abitabile in cui tra i due piani dell’appartamento esiste una comunicazione visiva che stabilisce uno spazio globalmente percepito. Non potendo approfittare di tale appartamento, cercheremo soluzioni che ci permettano di vivere in un ambiente nostro, in uno spazio che, comunque, ci dia un’impressione di libertà.